Sulla bufala l'Ue non crede all'Italia
Sulla mozzarella ormai è guerra tra Roma e Bruxelles. Ieri avrebbe dovuto essere la giornata dei chiarimenti, quella in cui l'allarme sulla contaminazione da dissiona dei latticini prodotti in Campania sarebbe dovuto rientrare definitivamente con la comunicazione, alla Commissione europea, di tutte le garanzie richieste. Invece, in serata, da Bruxelles arriva una vera doccia fredda per il governo. Con una nota che ha tutto il sapore di una dichiarazione di guerra, la Commissione fa sapere di giudicare «insufficienti» i provvedimenti adottati fino a oggi per garantire che la mozzarella contaminata «non entri nel mercato Ue». Da qui la richiesta all'Italia di «ulteriori misure» di tutela, senza le quali si minacciano prevvedimenti ristrettivi.
Uno schiaffo, reso più doloroso dal fatto che solo poche ore prima la portavoce Sanità della Commissione, Nina Papadoulaki, aveva lasciato intendere che le cose si stavano mettendo bene. «E' stata trovata diossina in quantità superiore a quella prevista dalla legge - aveva detto -, ma non in maniera eccessiva». La stessa portavoce, inoltre, aveva aggiunto che le mozzarelle con diossina non erano state esportate in paesi terzi o nella Ue. Parere smentito poche ore dopo.
In particolare all'Italia si chiedono ora maggiori controlli negli allevamenti in cui è stato individuato il latte contaminato, il ritiro dei latticini messi in vendita e nuovi monitoraggi in tutti gli allevamenti della Campania. Richieste alla quali il governo italiano è intenzionato a rispondere, come ha subito garantiro il ministro delle Politiche agricole Paolo De Castro. Certo è che l'improvviso voltafaccia di Bruxelles non convince. Nella relazione inviata a due giorni fa alla Commissione, si spiegava infatti che le analisi conpiute sul latte prodotto negli 83 allevamenti (tutti chiusi) che hanno rifornito il latte contaminato a 25 caseifici hanno rilevato la presenza in alcuni campioni di mozzarella di 3,2-3,3 picogranmi di diossina, contro i 3 previsti dalla legge. «Ma si tratta di dati che risalgono a due mesi fa - spiega il sottosegretario alla salute Gianpaolo Patta, stupito ai nuovi rileivi mosso a Bruxelles - E' chiaro che quele mozzarelle ormai non sono più in commercio. Comunque ritireremo quelle che dovessero essere ancora in vendita». A insospettire, secondo Patta, è soprattutto la disparità di trattamento tra paesi dell'Unione. «In Francia ad esempio per una malattia seria come la blu tongue la Commissione si è presa tutto il tempo previsto per le ispezioni, cioè sessanta giorni, anche se le malattie non aspettano. Quando conviene a loro, insomma, i tempi sono lunghi, quando il problema è nostro ci si chiedono tempi record».
Tempi stretti, anzi strettissimi,. Come ha voluto ricordare ieri sera Paola Testori Coggi, direttore generale aggiunto per al sanita alla Commissione europea, per la quale il governo italiano deve agire «con urgenza, quindi ci aspettiamo le misure che il governo prenderà domani (oggi, ndr)». Bruxelles intanto ha avvertito gli altri paesi dell'Unione sulle informazioni fornite dall'Italia: «Secondo quanto indicato dall'Italia li abbiamo informati che non c'è stata commercializzazione degli alimenti contaminati al di fuori dell'ambito locale - ha proseguito Testori Coggi - che i livlli di contaminazione sono poco al si sopra del limite dei tre picogrammi ad eccezione di tre punte massime intorno agli 8-9 picogrammi per grammo di grasso». Informazione che per l'appunto avrebbe dovuto tranquillizzare Bruxelles, ma così non è stato. Il blocco delle mozzarelle attuato dal alcuni paesi asiatici, e la conseguente reazione dell'Uione europea non sono piaciuti a Massio D'Alema: «Sono impressionato e indignato - ha detto il ministro degli Esteri - per la la speculazione che si è fatta nel nostro paese e che ha determinato un danno enorme. Questo problema non esiste - ha concluso D'Alema - il nostro è il paese in cui i controlli sono i più accurati di ogni altro».