Dai veleni alle ville ecco lo scempio
Giugliano. Correva parallela alla costa l’antica Domitiana, oggi ricoperta dal cemento per fare spazio alle villette con vista sul mare. E nel tratto di Giugliano, oggi le finestre di centinaia di case si aprono anche sul lago Patria, lo specchio d’acqua salato a forma di cuore sulla cui sponda sorge Liternum, la città di Scipione l’Africano, unica testimonianza visibile delle opere realizzate dai romani. Ora i resti del tracciato della strada lastricata di basoli sono diventati rari: il percorso originario si è perso sotto le fondamenta di centinaia di condomini, ristoranti e alberghi a ore. Con licenza e non. Pochi sono i tratti ancora visibili della Domiziana antica. I basoli e i solchi delle ruote dei carri si vedono per poche decine di metri nel foro di Liternum. È il tratto emerso grazie alla campagna di scavi della Soprintendenza all’interno di quello che, secondo un ambizioso progetto comunale finanziato dalla Regione, dovrebbe diventare il «Parco archeologico di Liternum». Ma adesso, col terzo lotto di interventi ancora fermo, è diventato un giardino pieno di erbacce in cui pascolano caprette allevate dagli abusivi che non hanno ancora sgomberato le case da abbattere. Più a sud, a Varcaturo, il tracciato oggi passa tra due schiere di villette fuorilegge, proprio quelle risequestrate dalla Guardia di Finanza. Più avanti è persa ogni traccia sotto ristoranti e palazzoni abusivi. Un altro tratto è curato da anni dai ragazzi dell’istituto per l’agricoltura «Silvestri», a Licola. Lo scempio della Domiziana è un caso eclatante, ma purtroppo non l’unico. Sul litorale, le case abusive sono spuntate dal nulla tra i canneti, mentre verso l’interno hanno preso il posto dei pescheti. Un saccheggio sistematico, persino sui suoli demaniali o con servitù militare, visto che tra Varcaturo e Licola c’è una delle basi radar più importanti per l’Aeronautica militare. Nelle terre un tempo fertilissime o dove pascolavano le bufale le organizzazioni criminali hanno dato vita a uno dei più grossi business della camorra. I rifiuti sotterrati nei campi o i bidoni tossici affondati nei laghetti dove era stata estratatta la sabbia, a poche centinaia di metri dalla maxi speculazione sequestrata. E ancora cemento sulla sabbia. Terreni e pinete devastate. Prima arrivarono gli allevamenti dei cavalli da corsa, poi gli abbattimenti degli alberi e la realizzazione di palazzi, hotel e uno sviluppo turistico definitivamente tradito. Gli antichi lasciarono la Domiziana. Delle opere di oggi resteranno rovine e soprattutto veleni.