«Mai gestito le bonifiche», l’ira del prefetto
«Al rientro dagli Stati Uniti ho trovato la notifica della richiesta di proroga di indagini. Ho letto che qualcuno degli altri indagati pensa di opporsi. Non è il mio caso. Non ho ragione di farlo. Si facciano le indagini, sono sereno e tranquillo e ho pieno rispetto per la magistratura». È il commento a caldo del presidente della regione Antonio Bassolino, dopo aver letto la richiesta di proroga delle indagini notificato al governatore, che risponde in qualità di ex commissario all’emergenza bonifiche, al prefetto Alessandro Pansa (che non ha mai rivestito il ruolo di commissario alle bonifiche, ma ha svolto un ruolo di commissario all’emergenza rifiuti nella seconda metà del 2007); per gli ex vice di Bassolino Raffaele Vanoli e Arcangelo Cesarano, oltre a manager Ovidio Jacorossi dell’omonimo gruppo imprenditoriale. Diverse le ipotesi d’accusa sostenute dai pm Ettore La Ragione e John Henry Woodcock, che vanno dalla truffa, al falso e all’abuso d’ufficio. Indagine ancora formalmente aperta, nel corso della quale la Procura ha chiesto al gip altri sei mesi per svolgere accertamenti sui rapporti tra la struttura commissariale all’emergenza bonifiche e la spa che avrebbe dovuto riqualificare pezzi di territorio devastati da sversamenti abusivi. Una vicenda che va raccontata a partire da una premessa: tutti i soggetti coinvolti vanno considerati innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna, in un’inchiesta che attende ancora accertamenti e verifiche. Spiega Filippo Dinacci, avvocato del prefetto Alessandro Pansa: «È un atto dovuto della Procura verso cui si manifesta la più ampia fiducia. Si apprende dagli organi di stampa - si legge nella nota - che il prefetto di Napoli, Alessandro Pansa, sarebbe indagato per aver firmato una transazione con l’impresa Jacorossi, all’epoca in cui rivestiva anche l’incarico di commissario per l’emergenza rifiuti. La notizia desta meraviglia ove si consideri che, con riferimento alla vicenda in oggetto, il prefetto, prima di addivenire alla firma, chiese un parere all’Avvocatura dello Stato, la quale, con missiva del 20.12.2007, rispondeva che era ”dell’avviso che il contratto possa essere sottoscritto anche dal Commissario per l’Emergenza rifiuti, a carico del quale esso non pone oneri economici”. Si tratta all’evidenza - spiega l’avvocato Dinacci - di un doveroso atto dell’Ufficio supportato da un parere tecnico dell’Avvocatura. Data la situazione non si comprende a quale titolo il prefetto Pansa possa essere chiamato a rispondere su una vicenda così lineare e trasparente. Di qui la convinzione che si sia in presenza di un ”atto dovuto” della Procura verso cui si manifesta la più ampia fiducia». Indagine affidata al pool mani pulite dell’aggiunto Francesco Greco, al centro della quale finisce una transazione tra il Commissariato bonifiche e il gruppo Jacorossi, che - nell’ottica investigativa - avrebbe procurato vantaggi economici alla società privata. Nel fascicolo si fa riferimento all’assunzione di circa 360 lavoratori socialmente utili, ma anche l’ipotesi di assegnazione ad aziende private di commesse pubbliche. Quella condotta in questi mesi dai pm La Ragione e Woodcock non è la prima inchiesta sulle bonifiche. Il prossimo 23 ottobre approda infatti dinanzi al gup Alfano la richiesta di processo a carico del gruppo Jacorossi, in una vicenda in cui si ipotizza il reato di traffico illecito di rifiuti a carico di dirigenti della spa, di gestori di cave e discariche. Qui - va chiarito - regione e commissariato sono indicate come presunte parte offese.