Nel mirino della Procura anche Vanoli e Cesarano L’accusa: ordinanze per favorire la società

Affare bonifiche, indagati Pansa e Bassolino

Appalto Jacorossi, il prefetto coinvolto per l’ultimo atto firmato nel suo incarico di commissario
16 ottobre 2009 - Leandro Del Gaudio
Fonte: Il Mattino

L’ultimo atto del suo mandato di commissario alle bonifiche gli è costato una nuova tegola giudiziaria. E così il nome del prefetto Alessandro Pansa torna in un’inchiesta napoletana, in relazione a uno dei fascicoli aperti sulle tante facce dell’emergenza rifiuti in Campania. Ma il prefetto non è l’unico a ritrovarsi sotto i riflettori. La Procura di Napoli ha infatti deciso di iscrivere nel registro degli indagati anche il governatore della Campania Antonio Bassolino e i due ex vice all’emergenza bonifiche Raffaele Vanoli e Arcangelo Cesarano. Una vicenda che punta a fare chiarezza sulla gestione di fondi pubblici legati alle bonifiche condotte dal gruppo imprenditoriale della Jacorossi. In tutto, nel nuovo filone d’inchiesta, sono nove gli indagati. Oltre ai quattro ex esponenti della struttura commissariale, nell’inchiesta anche Mario Lupacchini, Ovidio Jacorossi, Vincenzo Cocozza, Giuliano Porcaro, Michele Gustavo. Una vicenda che emerge dalla decisione della Procura di Giovandomenico Lepore di indirizzare in questi giorni avvisi di proroga delle indagini a carico degli indagati (notificati solo ad alcuni dei nove iscritti), che in poche righe riassumono il nuovo atto d’accusa dei pm. Indagine firmata da Ettore La Ragione e Henry John Woodcock, in forza al pool mani pulite dell’aggiunto Francesco Greco. Si va dall’assunzione di oltre 350 lavoratori socialmente utili alla gestione di importanti commesse pubbliche per macinare interventi di bonifica tra Napoli e Caserta. Vicende da approfondire, su cui vale la pena sospendere il giudizio, di fronte a una serie di accertamenti che potrebbero spingere gli inquirenti anche a chiedere l’archiviazione dei soggetti indagati. Fatto sta che al centro della nuova inchiesta c’è un «atto integrativo» firmato nel 2007, una sorta di contratto che avrebbe finito - è questa l’ottica dell’accusa - per favorire la società Jacorossi. Il gruppo leader in Europa in materia di riqualificazione ambientale avrebbe ottenuto così «utilità e benefici» grazie alla firma delle ordinanze commissariali. Per mesi, il comando provinciale della Finanza del generale Giovanni Mainolfi ha acquisito documenti sulla gestione delle bonifiche, bussando agli uffici della Regione, dell’ex commissariato e finanche in Avvocatura dello Stato. Ascoltati in questi mesi come persone informate dei fatti tecnici e amministratori regionali, tra cui lo stesso assessore al Lavoro Corrado Gabriele. Ma oltre alla presunta assunzione «assistenziale» di centinaia di Lsu, la Procura punta i riflettori sull’assegnazione di una serie di subappalti affidati a ditte private da parte del gruppo Jacorossi senza passare attraverso la designazione di gare pubbliche. L’obiettivo della Procura è fare chiarezza su 180milioni di euro: serviti a sostenere lavoratori socialmente utili, a volte immortalati durante periodi di inattività, ma anche a mettere in moto la macchina delle commesse pubbliche. Una vicenda che riporta sotto i riflettori il governatore Bassolino, attualmente imputato nell’inchiesta sulla gestione del commissariato dei rifiuti; e il prefetto Pansa, per il quale il procuratore ha chiesto di recente l’archiviazione dai reati più gravi nella gestione delle cosiddette ecoballe.

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