Rifiuti, postumi e code velenose

5 ottobre 2009 - Orazio Abbamonte
Fonte: Il Roma

Guerriglia urbana, quella che nella scorsa settimana ha avuto a protagonisti lavoratori addetti agl'impianti di raccolta dei rifiuti, già dipendenti dei consorzi di bacino. Alcuni hanno già perso il loro contratto a tempo indeterminato, molti altri, almeno duemila, potrebbero seguirne le sorti, a causa d'una sentenza del Consiglio di Stato che ha messo a nudo gli abusi commessi da un'ordinanza del Commissariato straordinario ai rifiuti, adottata in epoca di gestione Bassolino. Con quel provvedimento, oggi annullato, s'impose appunto ai consorzi di bacino al di là di ogni norma e principio di legge di procedere all'assunzione a tempo indeterminato di poco meno di 2.500 titolari di rapporti precari. Ed il nodo è oggi venuto al pettine, oggi in una congiuntura economica ed occupazionale quanto mai difficile. E pare poi ce ne siano altri 9.000 di addetti, che sembrano sovrabbondare. Il tema, naturalmente, è sempre lo stesso. A Napoli in particolare, nel Mezzogiorno in generale, la politica sociale ha avuto vista singolarmente corta.
Un po' per l'assillo del quotidiano, molto pi per l'insipienza e la mancanza di fermezza dei leaders, non s'è mai guardato avanti, né mai sono stati adottati disegni generali o perseguite prospettive strutturali che lasciassero suL terreno dopo gl'interventi pubblici, solidi edifici. No, mai. Sempre si è preferito rispondere con misure tampone alle necessità, inseguendole via via che si manifestassero. Tanto poi ci sarebbe stato qualcun altro a raccogliere l'eredità avvelenata. Questa volta a Bassolino non è riuscito, ma per poco. È un vizio della nostrana azione politica, non da nulla e non certo fortuito. Sicuramente deriva da una scarsa capacità di programmare la realtà e quindi di dominare il futuro nei limiti, già di per sé abbastanza ristretti, in cui ci sia possibile. Ma è anche la conseguenza della gestione clientelare ed opportunistica del potere da parte di dirigenze prive di capacità d'affermazione, buone solo nel mantenere l'elettore in sudditanza. Dare risposte adeguate significa elevare la comunità in cui si vive; l'elevazione accresce l'indipendenza e soprattutto l'autonomia di giudizio. L'elettore non è lì sempre a chiedere sostegno, sussidio, sopravvivenza ma pu invece giudicare l'opera di chi l'ha governato libero dal condizionamento del vantaggic personale, ispirandosi al criterio della qualità dimostrata nell'azione politica, vale a dire nel rispondere alle esigenze collettive. I nostri politici non ipotizzano nemmeno di perseguire seriamente obiettivi di strutturazione della società, perpetuano una minorità dalla quale nessuno crede pi si possa uscire. Non solo. Perché offrendo rimedi asfittici e clientelari ai problemi, li aggravano enormemente. Quando si creino illecitamente sacche d'assistenzialismo, masse di persone che combattono ovvio per il loro stipendio; evidentemente si costituiscono gruppi di pressione praticamente incontrastabili, soprattutto da parte d'istituzioni deboli quant'altre mai. Un problema non affrontato tempestivamente, non si limita a restar tale, ma rafforza la propria capacità di contrapporsi allo sviluppo. Mandare a casa lavoratori è enormemente pi difficile che non avviarli al lavoro o creare sulla durata opportunità d'assorbimento. Del resto, il livello della protesta di questi giorni con scene da guerra civile, dà il polso della situazione ingenerata, una situazione che non mancherà di dimostrarsi ancor pi grave nelle prossime settimane. Le scelte compiute nella politica son fatte così: producono risultati nel tempo perché nell'immediato le ripercussioni pi importanti non si avvertono né si prevedono dai pi . È per questo che la scelta dei governanti è d'estrema importanza: i loro lasciti, generalmente, si percepiscono solo alla distanza, quando pi non sono al potere. E quanto pi alto è il soglio su cui chi comanda siede, tanto pi lungo è il tempo su si proiettano le sue sagaci scelte o i suoi malestri. Nel nostro caso, a poltrona di mezz'altezza, danni di medio periodo.

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