Basso dell’Olmo, 292 richieste di assoluzione
Eboli. Assoluzione per tutti. Il pm Carmine Olivieri ritiene innocenti i 292 imputati di Campagna che protestarono contro la discarica di Basso dell’Olmo, occupando l’autostrada per cinque giorni nel febbraio del 2005: «difendevano un loro bene primario: la salute. Per questo motivo chiedo l’assoluzione per tutti». C’è mancato poco che ieri pomeriggio, dopo due ore di discussione, ci scappasse l’applauso nell’aula bunker del carcere di Salerno. Strada in discesa per i 292 imputati. Assaporano già la vittoria in tribunale, il sindaco Biagio Luongo e la sua giunta, nonché Gaetano De Simone, promotore della protesta con Gerardo Palumbo, Alfonso De Chiara e Giorgio Rolando. «Chiedo l’assoluzione per tutti» ha ripetuto Olivieri più volte. Se a dicembre, il giudice Roberto D’Auria accetterà le richieste della pubblica accusa «questa sentenza sarà un importante precedente giurisprudenziale» spiega l’avvocato Nicola Maria Melchionda, uno dei legali presenti in aula. Assoluzione per tutti. E assoluzione su tutti i reati contestati. I 292 imputati non rispondevano solo interruzione di pubblico servizio per l’occupazione dell’autostrada. C’erano i contestatori accusati di aver aggredito i carabinieri. Ma in aula, il pm Olivieri, originario e residente a Serre, dichiara che: «i responsabili dell’aggressione ai carabinieri non sono mai stati identificati con precisione». E poi ancora. I carabinieri vennero scaraventati nelle cunette dell’autostrada dalla protesta popolare, non vennero colpiti volontariamente. Il sostituto procuratore è un fiume in piena. Tra le righe, appaiono evidenti le critiche contro chi ha condotto le indagini. Il popolo protestava per difendere un bene primario. La propria salute. Ma anche l’ambiente. Anche la sassaiola contro le forze dell’ordine è senza colpevoli. Nessuno, secondo Olivieri, è in grado di poter dire chi gettò sassi e oggetti contundenti contro le forze dell’ordine. Due ore di intensa discussione, quelle della pubblica accusa. Con il consenso gestuale di tutti gli avvocati difensori che affollavano i banchi dell’aula bunker. Il pubblico ministero riconosce che l’interruzione di pubblico servizio ci fu. L’autostrada bloccata per cinque giorni (dal 21 al 25 febbraio) non è un dato confutabile. «Ma fu un comportamento che rispondeva a uno stato di necessità», dice. Per rafforzare la sua tesi, Olivieri espone uno studio dell’Oms, l’organizzazione mondiale della Sanità. Tra le carte si legge chiaramente che il numero di tumori in Campania è preoccupante. E che la malattia mortale è legata alla presenza di numerose discariche di rifiuti a cielo aperto. Poco importa se si tratti di discariche abusive o autorizzate, come quella a Basso dell’Olmo. Sono i numeri dei tumori che fanno tremare i polsi. Numeri che assolvono i contestatori di Campagna, i manifestanti contro la discarica regionale a Basso dell’Olmo. Tutti assolti. È il proclama ripetuto più volte da Olivieri. Sia i politici in doppio petto, sia gli organizzatori della rivolta. E cioè chi entrò in autostrada con una jeep 4x4, e si mise di traverso sulla corsia nord, spezzando l’Italia in due. Assoluzione anche per gli aggressori di Carmelo Minasi, un camionista bloccato dai manifestanti. Lui provò a passare, a spingere il piede sull’acceleratore. I manifestanti gli suggerirono di tornare sui suoi passi. Prima con le buone. Poi anche a pugni e calci. Anche in questo caso, l’inchiesta non avrebbe identificato i responsabili dell’aggressione. Tutti assolti, i 292 imputati dell’occupazione dell’autostrada. La violenza privata, non ci sta. Le lesioni ai carabinieri, non hanno dei responsabili precisi. L’occupazione di suolo pubblico, è la prima accusa a crollare sotto l’arringa del pm Olivieri. La prima occupazione dell’autostrada avvenne il 13 febbraio 2005. Ma durò poche ore. Il 14 febbraio ci fu una seconda manifestazione. Dal 21 al 25 febbraio, la protesta divenne “feroce”. Autostrada bloccata. Con un manifestante morto per infarto. Carmine Luongo, durante un pernottamento sulla A3, perse la vita per il freddo gelido di quelle notti di protesta. Oltre all’avvocato Melchionda, in aula erano presenti gli avvocati: Enrico Giovine, Anna Manchia, Cristoforo Senatore, Giuseppe Stabile, Marcello Santoriello. Il 20 ottobre, la parola passa alla difesa. A dicembre, è attesa la sentenza destinata a fare giurisprudenza.