«Qui i boss hanno diritto di prelazione»

Lo sceneggiatore di Gomorra: la scena di Servillo che getta le pesche coltivate sui rifiuti scritta ascoltando i racconti degli agricoltori della zona
7 ottobre 2009 - Fabio Jouakim
Fonte: Il Mattino Caserta

«La terra da tempo rende più come sversatoio di rifiuti tossici che per i suoi prodotti. E poi sopra le distese di veleni non ci sono solo pesche e friarielli, ma palazzi e centri commerciali». Così Maurizio Braucci, sceneggiatore di Gomorra, commenta il sequestro del frutteto sulla discarica. Nel film la cassetta di pesche nate sui veleni viene regalata a Toni Servillo, che poi la butterà.
La sorprende una tale adesione con la realtà?

«Il film è stato tratto, oltre che dal libro di Roberto Saviano, da numerose interviste che abbiamo fatto nella zona. Tutti ci hanno confermato un’emergenza ambientale enorme, spesso sottaciuta. Un perito agrario ci ha raccontato che anche nell'acquisto della terra la camorra ha la prelazione. Una pervasività fortissima».
Circa vent’anni fa il caso di Mario Tamburrino, l’autista diventato cieco dopo esser venuto a contatto con i bidoni tossici: cosa è cambiato da allora?

«È cambiato soprattutto il controllo di alcuni enti. Gli organismi preposti alla bonifica di siti dichiarati inquinati spesso chiudono gli occhi. Lo dice anche un personaggio del film: buttate quello che volete dentro, ma se non lo fate con rigore l’ente rompe. Dopo gli scandali sulle sovvenzioni europee all’agricoltura, la camorra ha destinato i terreni allo sversamento di scorie tossiche in maniera capillare».
In Gomorra il giovane collaboratore di Servillo rifiuta il lavoro sporco, dicendo ”Sono diverso da te”: ma c’è la speranza che qualcosa cambi?

«Rispondo con la frase di Servillo che indica i campi: ”Che vedi intorno a te? Debiti».
All’agricoltura campana le scelte di politica nazionale hanno tagliato le gambe. I piccoli agricoltori si sono indebitati e, con la tolleranza dell’illegalità che c’è da queste parti, in molti hanno fatto ricorso a pratiche che permettono di incassare soldi. Il ciclo del terreno, come si intende oggi in Campania, è sversare, ricoprire e ricominciare il ciclo. Che spesso si conclude con la costruzione di immobili o di centri commerciali».
Su un’area sequestrata ai Casalesi per anni si sversano rifiuti altamente tossici: è la realtà che supera la fantasia?
«No. Ricordo il documentario ”Beautiful cauntri”: si vedeva chiaramente che la frutta era coltivata a ridosso di una discarica di camorra o proprio su una discarica». Come si convive con l’idea che questa frutta arrivi sulle nostre tavole? «Arriva in minima parte, come produzione locale. Il grosso va fuori, anche se può capitare che la pesca campana ritorni in regione come prodotto delle coop del Nord: pensi che venga dalla pianura padana e arriva da Giugliano».
Ed è legale?
«Certo, è tutto dichiarato»

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