Scende in campo anche la Provincia che ordina la sospensione delle attività all’interno dello stabilimento

Scattano i sigilli al capannone incendiato

Il provvedimento della Procura per il rogo a «Irpinia Recuperi». Nell’area è allarme inquinamento
6 ottobre 2009 - Alfonso Parziale
Fonte: Il Mattino Avelino

Atripalda. Scatta il sequestro del capannone distrutto dall’incendio e la sospensione cautelativa di ogni attività per l’«Irpinia Recuperi» nello stabilimento di via Tufarole ad Atripalda. A sei giorni dal rogo che ha mandato in fumo l'impianto di lavorazione ed i rifiuti della differenziata, ieri mattina è scattato il blitz dei carabinieri della stazione di Atripalda. I militari hanno posto sotto sequestro penale lo stabilimento andato in fiamme e nel quale oltre ai macchinari e alle gru erano stoccati i rifiuti della differenziata. Un sequestro che dovrà aiutare gli investigatori negli accertamenti da effettuare per risalire alle cause dell'incendio, verificare il materiale che è effettivamente bruciato e riscontrare eventuali danni ambientali causati dal rogo. I sigilli sono stati apposti dal comandante della stazione della cittadina del Sabato Costantino Cucciniello. Incendio ad Atripalda Un'accelerazione all'attività investigativa da parte degli inquirenti che non escludono nessuna ipotesi e seguono diverse piste tra le quali quella del corto circuito e dell'autocombustione. A sovrintendere alle indagini il procuratore capo del Tribunale di Avellino Aristide Romano. Nella stessa giornata la Provincia, attraverso l'assessorato all'Ambiente, ha emesso un provvedimento cautelativo, con decorrenza immediata, con il quale vengono sospese tutte le attività di recupero all'interno dello stabilimento industriale di via Tufarole. Alla base della decisione, che arriva dopo i sopralluoghi dei Vigili del Fuoco, dell'Arpac, dell'Asl e dei Carabinieri, la necessità di dover procedere a una verifica dei requisiti previsti per le autorizzazioni in materia di recupero dei rifiuti e antincendio nella struttura. Di pari passo con le indagini proseguono le operazioni di monitoraggio da parte dell'Arpac per verificare la presenza o meno di sostanze inquinanti nell'aria e nel terreno. Resta tutto l'allarme diossina, visto che ad oggi non sono partite ancora le indagini. «L'allarme diossina non è ancora rientrato, visto che le analisi su questa sostanza partiranno solo in questa seconda fase - afferma il direttore dell'Arpac Nicola Adamo -. Finora infatti ci siamo mossi effettuando due tipi di indagini. Le prime con urgenza nei giorni immediatamente successivi al rogo per verificare se fosse necessario o meno, sulla base dei valori che riscontravamo dalle analisi, allarmare e mettere al sicuro la popolazione. Fortunatamente non abbiamo avuto problemi di questo genere». Prossimi step saranno le analisi sul materiale bruciato e nei territori circostanti per verificare cosa ha potuto comportare la ricaduta delle ceneri ed eventuali contaminazioni. «Saranno indagini lunghe che richiederanno almeno un paio di settimane - continua Adamo -, estremamente più approfondite e che ci serviranno per eventuali provvedimenti da prendere come quello di una possibile bonifica dell'intera zona». Solo dopo tali analisi si procederà a smaltire i rifiuti incombusti ammassati sotto lo scheletro del capannone. «Dobbiamo però attendere ancora un paio di giorni affinché il materiale bruciato si asciughi bene dall'acqua spruzzata dagli idranti - conclude -. Potremo così capire cosa è bruciato realmente e dove poterli poi smaltire: se emergerà che sono rifiuti pericolosi verranno avviati verso una discarica per rifiuti pericolosi».

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