Termovalorizzatore, pressing su Letta
È pressing sulla presidenza del Consiglio per arrivare ad una definizione della vicenda termovalorizzatore. Il commissario di governo per il termovalorizzatore De Luca chiede l’avvio immediato di un tavolo con tutti gli attori istituzionali (a cominciare da Bertolaso e Bassolino) presso la presidenza del consiglio per individuare la strada da seguire in direzione della realizzazione del termovalorizzatore. Dalla Provincia invece arriva a Roma la netta richiesta di sospendere l’incarico commissariale a De Luca ed affidare tutta la partita al commissario Giovanni Romano. Intanto, all’ufficio del commissario di governo De Luca, il ricorso al tar presentato dall’impresa esclusa dalla gara non pare che desti particolare preoccupazione. Diventa invece essenziale, a quanto si apprende dai collaboratori del commissario, ciò che deciderà Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dal cui ufficio sono partite sia l’ordinanza che affidava i poteri commissariali a De Luca sul termovalorizzatore che quella che gli stessi poteri destinati all’assessore provinciale all’Ambiente, Romano in tema di ciclo dei rifiuti. Due deleghe distinte ma con continue sovrapposizioni che rischiano di mandare in corto circuito il sistema. Immaginabile il tenore della richieste del commissario De Luca a Letta: quali sono i punti di contatto tra costruzione dell’impianto e gestione del ciclo integrato dei rifiuti? Le domande di Sant’Agostino si riducono ad una: fino a quando manterrete in piedi l’incarico di commissario a De Luca, visto che in 22 mesi ha bandito soltanto una gara, escludendo l’unico partecipante e si è fermato lì? Il ricorso. Dal commissariato di governo per il termovalorizzatore arrivano risposte sia a Lombardi e che a Cirielli. «È ingeneroso dire che De Luca non ha fatto nulla - spiega il coordinatore Alberto Di Lorenzo - A cominciare dalla gara che è stata svolta con procedure ordinarie e non affidando l’opera direttamente come pure avremmo potuto; sono stati avviati studi specialistici e completata la progettazione con l’Università. Abbiamo acquisito le aree e proceduto con la variante urbanistica». Un lavoro basato sull’efficienza che gli uomini di De Luca paragonano con quello fatto a Napoli: «per il capoluogo di regione si parla di un termovalorizzatore in deroga alla società provinciale (e quindi non si capisce perchè a Napoli sì e a Salerno no), ma lì non hanno ancora nemmeno la localizzazione». E osservano polemicamente: «Intanto qui si ricomincia a parlare di discariche da aprire. Il fatto certo è che Salerno ha livelli altissimi di differenziata e pochi rifiuti da smaltire. La Provincia non c'entra quando si parla di gestione del termovalorizzatore: siamo di fronte a un contratto di costruzione e gestione. Sarà il privato a gestire, lui mette ci mette i soldi e lui li percepisce fino a rientro dell’investimento». A Lombardi risposte lapidarie: «Siamo tranquilli sul ricorso, era fisiologico che fosse presentato. Noi abbiamo detto che quell’offerta era irricevibile, i giudici potranno dire che non era così. Ma la cosa non cambia i risultati della gara». Infine il tema del ristoro ambientale. Il commissario fissava per il Comune un ristoro pari a 31 milioni, le imprese socie di Lombardi protestano: siamo stati esclusi avendo offerto 52 milioni. Replicano dagli uffici del commissariato: «Il bando non prevedeva l’ipotesi che la società versasse in venti anni quella cifra. Al tasso di sconto ufficiale, la somma a cui la ditta si aggiudicava l’appalto era più bassa della pattuita». Il tutto - rilevano Lombardi e soci nel ricorso (con cui chiedono non la sospensiva della gara ma solo un risarcimento di 54 milioni)- nonostante il presidente della commissione aggiudicatrice avesse dichiarato che «era un peccato rigettare un impianto a basso impatto ambientale e al top per requisiti tecnologici».