L’inchiesta va a Napoli e si esclude il dolo Sotto accusa l’impianto di allarme della struttura

Capannone in fiamme, paura per la nube

Atripalda avvolta da fumo bianco. L’Arpac: nessun pericolo. Ma si vieta la vendita di frutta e verdura
2 ottobre 2009 - Maria De Vito
Fonte: Il Mattino Avellino

I pompieri: al lavoro da due giorni, turni massacranti

Carenze degli organici, mancanza di mezzi adeguati per interventi di grosse entità, turni massacranti. La lista dei motivi della protesta dei Vigili del Fuoco, che dall’alba di mercoledì sono impegnati nelle complicate operazioni di spegnimento del vasto incendio sviluppatosi nello stabilimento della «Irpinia Recuperi» ad Atripalda, potrebbe essere ancora lunga. I caschi rossi del nucleo operativo di Avellino lamentano una drammatica carenza di personale rispetto all’esteso territorio di competenza e richiedono una ristrutturazione della pianta organica che al momento ritengono sia sottostimata. Infatti, il personale del Comando Provinciale ha dovuto richiedere l’ausilio dei colleghi dalle centrali di Benevento e di Salerno per fronteggiare la situazione di emergenza e, con il passare delle ore, sta sottoponendosi a turni massacranti. «Noi continuiamo a svolgere la nostra opera di soccorso e tutela con la massima professionalità possibile, sacrificando anche tempo alle famiglie, lo facciamo con passione, ma chiediamo un sostegno agli organi competenti», commenta uno dei pompieri.

L’immagine che racconta quanto successo allo stabilimento della «Irpinia Recuperi» è quella che ieri mattina si coglieva nella zona di Via Tufarole. Fumo e fitta nebbia. All’alba di mercoledì un violento incendio ha distrutto il capannone industriale di Gaetano, Nicola e Maria Pastore. La luce del giorno consegna il ritratto della devastazione a una cittadina adesso in preda all’allarme intossicazione. Senza sosta, da oltre 48 ore,ono a lavoro i vigili del fuoco del Comando Provinciale di Avellino, che dopo essere riusciti a domare le alte fiamme sprigionatesi in seguito - probabilmente - a un cortocircuito nel sistema elettrico all’interno del capannone o a un processo di autocombustione, sono ancora impegnati a isolare i continui focolai che si riattivano al di sotto dei cumuli di cenere. L’inchiesta, affidata alla Procura di Napoli, sembra avvalorare la tesi dell’incendio colposo, scaturito dalla autocombustione e aggravato dal mancato funzionamento del piano antincendio della struttura, che non ha consentito l’immediato intervento dei Vigili del Fuoco. «Ciò che bisogna verificare, appena le condizioni saranno favorevoli per un disamina dello stabilimento, è la conformità a tutte le norme in materia di sicurezza a cui l’azienda avrebbe dovuto adeguarsi», spiega il capitano dei Carabinieri del Nucleo Operativo di Avellino, Gabriele Papa. Messo in sicurezza lo stabile, il problema è di scongiurare il crollo del capannone, ridotto a uno scheletro annerito. «I roghi possono covare al di sotto anche per giorni, per cui il presidio dei nostri uomini sarà costante», spiega l’ingegnere dei Vigili del Fuoco, Diego Cerrone. «Tecnicamente, bisognerà irrorare le superfici incessantemente e assicurarsi che non vi siano cedimenti di terreno e quindi conseguentemente di strutture. - continua il funzionario dei caschi rossi - Una volta raffreddato il sito, si potrà provvedere a liberare la struttura dai residui, per consentire agli altri organi competenti di classificare i rifiuti per poi stoccarli negli appositi siti ed intervenire per una urgente bonifica». Intanto l’odore acre e penetrante crea allarme tra la popolazione della cittadina della Valle del Sabato e dei comuni limitrofi. Le esalazioni maleodoranti che continuano ad avvertirsi con grande intensità sono dovute, secondo i primi riscontri, alla combustione dei numerosi nastri di gomma che avvolgevano le attrezzature. Senza interruzione alcuna, continuano anche le operazioni di verifica effettuate dagli organi dell’Arpac. Una centralina fissa, che registra i dati sulla presenza o meno di sostanze inquinanti nell’aria e immediatamente li trasmette alla sede centrale di Napoli, è stata installata nelle dirette vicinanze dello stabilimento andato a fuoco e gli esperti procedono con un costante monitoraggio anche nelle zone circostanti, soprattutto nelle ore notturne, durante le quali è stata rilevata una nube bianca che avvolge l’intera area, che, comunque, dai primi riscontri, non risulta essere tossica. Adottati intanto i primi provvedimenti cautelari, in attesa dei risultati delle analisi svolte sui campioni prelevati ed è stato fatto divieto di commercializzazione e di consumo di alimenti prodotti dalle colture attigue all’area interessata dall’incendio. Sopralluoghi costanti vengono effettuati anche dagli organi del Comune di Avellino: il vice sindaco e assessore all’Ambiente, Gianluca Festa, ha visita l’area ed ha esamina attentamente lo svolgimento dei lavori

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