Incubo-diossina «Abbiamo paura»
L'incendio che ha distrutto il capannone della "Irpinia Recuperi" in via Tufarole ad Atripalda utilizzato per la lavorazione dei rifiuti della differenziata ha fatto subito riaffiorare nella mente deii residenti le paure per un nuovo caso Irm e l'incubo diossina, innescando non poche polemiche. Si è temuto per la salute pubblica nonostante le rassicurazioni giunte immediatamente da parte degli organi preposti al controllo. «Sono anni - afferma Maurizio Alvino - che dal sito si alzano esalazioni insopportabili. Nonostante le nostre continue segnalazioni, non c'è stato mai nessun riscontro da parte delle autorità competenti». «Nel periodo estivo - incalza Gianni - la puzza è davvero insopportabile e questa zona sembra dimenticata dall'amministrazione». «Abbiamo paura di respirare quest'aria - spiegano alcuni residenti accorsi sin dalle prime ore sul luogo dell'incendio -. Il sindaco dovrebbe far chiudere quest'azienda e richiedere l'immediata bonifica del suolo. Siamo stufi di respirare aria tossica. Non si può far finta di non vedere. Questi problemi vanno risolti seriamente. Ma nessuno si è mai interessato di noi». «Siamo ad un livello di tutela del territorio sotto zero», rincara la dose un uomo che abita a pochi metri di distanza dalla fabbrica in fumo. Più tranquillo si sente invece Nicola Sarno titolare dell'azienda casearia «Terminio» ubicata nelle immediatamente vicinanze del capannone andato in fumo: «Stamattina non mi sono accorto di niente. Solo verso le sette ho iniziato a vedere il fumo nero che si alzava dal capannone». Fortunatamente i primi accertamenti ed esami sulla qualità dell'aria e del terreno effettuati dall'Arpac hanno scongiurato la possibilità che si trattasse di un nuovo caso Irm. «Sicuramente non è un nuovo caso Irm - afferma il direttore dell'Arpac Nicola Adamo -. La situazione è sotto controllo. Stiamo monitorando l'intera zona». Sul posto anche il sindaco di Atripalda Aldo Laurenzano e l'assessore all'Ambiente Maurizio De Vinco che assicura che l'amministrazione è pronta ad adottate immediati provvedimenti nel caso in cui le analisi dovessero dare esiti preoccupanti. «L'Arpac ci ha rassicurato monitorando il territorio e l'aria - spiega De Vinco -. I valori emersi sono negativi. La popolazione di Atripalda e dei comuni limitrofi può stare tranquilla. Noi ci faremo rilasciare una certificazione dell'Arpac che ci assicuri ancora di più. Avevamo predisposto anche un piano di emergenza per evacuare la zona nel caso in cui le case vicine all'azienda fossero state interessate da una nube tossica e procedere alla chiusura delle scuole. Ma fortunatamente non ce n’è stato bisogno». Anche il comune di Avellino ha seguito con grande attenzione la vicenda. «Sono stato sul luogo dell'incendio - afferma Gianluca Festa, vicesindaco con delega all'Ambiente per il comune capoluogo - ed il direttore dell'Arpac Adamo ci ha rassicurato, dopo aver provveduto ad effettuare le misurazioni per verificare il grado di inquinamento, che non c'è rischio diossina e che comunque continueranno costantemente a monitorare le emissioni, effettuando anche delle indagini sul materiale andato in fumo. Siamo perciò costantemente in contatto con tutte le autorità preposte. Mi sono mosso di concerto con il sindaco Galasso, tenendolo continuamente aggiornato. Non c'è nessun elemento preoccupante tuttavia e al momento la situazione si è normalizzata. Perciò mi sento di tranquillizzare gli avellinesi. Certo la zona verrà continuamente monitorata per rilevare eventuale disfunzioni o danni e ove mai ce ne fosse bisogno provvederemo tempestivamente a comunicare per scongiurare eventuali pericoli». Sull'incendio interviene con una nota a firma del segretario della sezione di Avellino del Partito Socialista Costantino Severino, il quale chiede che «venga fatta chiarezza», augurandosi che «non si alzi una nuova nube di omissioni e bugie che seguirono l'incendio della Irm di Manocalzati: chi deve controllare lo faccia con scrupolo ed informi tempestivamente la popolazione. Evitiamo che ancora una volta sia solo l'ambiente e con esso i cittadini che vivono al contorno, a pagare per colpe non sempre accertate».