Consorzi di bacino la protesta-choc degli operai a rischio
Hanno issato per otto ore lo striscione con la scritta choc “W i casalesi”. L´hanno tenuto alto davanti a una sede istituzionale, quella del commissariato dei rifiuti a Piazza Plebiscito. Ieri un centinaio di lavoratori dei consorzi di bacino ha protestato così contro il rischio licenziamento di oltre 2000 dipendenti e la contestuale assunzione di nuovo personale proveniente da aziende private.
Un atto che lascia sconcertati: inneggiare al clan più sanguinoso della camorra non può servire a nessuna forma di dissenso. L´idea di esporre lo striscione è venuta ai manifestanti per esprimere dubbi sul rischio di infiltrazione di clan malavitosi nel mercato dei rifiuti. «E´ una vergogna per noi inneggiare ai casalesi – spiega Vincenzo Guidotti, portavoce sindacati autonomi – ma è un atto provocatorio necessario per denunciare una verità scottante che ci interessa tutti da vicino».
Solo poche le critiche ufficiali giunte dopo questa protesta. La Fp Cgil condanna l´iniziativa: «La camorra avvelena il lavoro. Nessuno invochi la criminalità per protestare per il lavoro. Il lavoro deve essere difeso avendo sempre chiari i valori inalienabili di riferimento democratico. Chi sta con la camorra sta contro il lavoro e la dignità di chi protesta per lavorare». Fulvio Martusciello, vice coordinatore regionale del Pdl definisce «folle la scritta “W i casalesi”. Quanto è avvenuto oggi durante la manifestazione di protesta dei lavoratori dei rifiuti fa orrore. Come può essere interlocutore della politica e delle istituzioni chi inneggia alla criminalità? «.
Motivo della protesta, la sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato le ordinanze di assunzione di 2.000 dipendenti firmate nel 2001. Lavoratori impegnati a tempo determinato fino a dicembre, data della scadenza del contratto. Che potrebbero aprire il nuovo anno con la disoccupazione. Mentre si prospetta l´assunzione del personale di aziende private. Contemporaneamente al presidio a Palazzo Salerno, nella giornata di ieri 12 ore di sciopero hanno fermato quattro discariche: Maruzzella nel casertano, Parapoti nel salernitano, Ariano Irpino in provincia di Avellino e Casalduni a Benevento. E oggi si attendono «azioni di blocco di siti strategici» mentre, per scongiurare l´emergenza, si tenta di dirottare i camion sui cdr.
«Non vogliamo creare disagio – precisa – abbiamo scelto di bloccare i camion per il minor tempo possibile. Qualche ripercussione, però, ci sarà». Dopo il vertice convocato in Regione, si annuncia un tavolo di concertazione a Roma per la prossima settimana. Intanto la tensione sale. Per 221 dipendenti sono già partite le lettere di licenziamento e, nonostante l´ultima ordinanza della presidenza del Consiglio dei ministri del 28 agosto che imponeva ai comuni e alle municipalizzate di farsi carico dei lavoratori dei consorzi di bacino, la situazione non è stata risolta. Soltanto 350 dipendenti sono stati assunti dall´Asìa, mentre sono pochi i comuni che hanno aderito alla richiesta di farsi carico del futuro dei lavoratori, da parte del prefetto Alessandro Pansa. «Sospettiamo che ci sia un chiaro programma politico – denuncia Peppe Carbone, segretario nazionale del Sindacato Azzurra – che dà il commissariamento alle discariche e fa fallire la differenziata. Così si cancella la gestione pubblica e si offre lavoro ai privati».