Giugliano, imprese nel regno del degrado
Si sono raccolti davanti alla stazione di Giugliano, sotto la pioggia, lavoratori e imprenditori, una cinquantina di aziende e circa 1800 tra operai e impiegati, uniti nella denuncia.
L´Asi, area di sviluppo industriale di Giugliano, è la fotografia del degrado. Infestata da una puzza nauseabonda, strade senza illuminazione, quasi impraticabili per le buche e scivolose perché impregnate di liquidi puzzolenti che sbrodolano dagli autocompattatori diretti al cdr che continua confezionare ecoballe di rifiuti indifferenziati destinati all´inceneritore di Acerra. Come se non bastassero quelle piramidi di sei milioni di ecoballe parcheggiate dai tempi dell´emergenza rifiuti sotto i teloni neri a un passo da qui.
Su un piccolo palco improvvisato, un distinto signore in completo grigio e barba bianca, Angelo Punzi, vice presidente del Consorzio di secondo livello di imprenditori di Giugliano, legge il manifesto che rivendica per questo nucleo di 48 piccole e medie imprese salute, lavoro, proprietà e diritto alla sicurezza. A guidare la protesta è la Selex sistemi integrati, azienda di Finmeccanica, con il suo striscione. «I nostri clienti stranieri li portiamo qui in elicottero, per risparmiargli la vista di questo scempio». Ci sono i lavoratori, gli imprenditori, i sindacalisti. Le istituzioni no, seppure invitate. C´è anche un comitato di cittadini, “Ponte Riccio”.
E poi ci sono i rom, 400 censiti dalla prefettura di Napoli ma in tutto almeno un migliaio di uomini e donne e bambini insediati in 12 campi all´interno dell´area industriale. Gente che vive seduta su una bomba ecologica, terreni una volta fertili e ora sotto sequestro perché inquinati da 35 mila tonnellate di rifiuti tossici e speciali. Questa è la “terra dei fuochi”, il triangolo di Giugliano, Qualiano, Villaricca, dove la camorra commissiona agli emarginati continui roghi per smaltire pneumatici e fili elettrici e lastroni di eternit, appestando l´aria di diossina. Le statistiche dell´Asl parlano di un tasso di tumori polmonari al 45 per cento.
«Gli atti vandalici e i furti nelle aziende nell´ultimo periodo sono aumentati moltissimo», spiega Punzi, «le relazioni della società di vigilanza sono veri e propri bollettini di guerra». Paolo Ponticelli, proprietario della “Floriana camicie”, è agitato: «Un´ora fa un grosso cliente di Roma ha annullato tutti gli ordini. Dice che non riesce a comunicare con noi. Per forza, siamo stati isolati con telefoni, fax e computer perché ci hanno tranciato i cavi». Raffaele Schettino, Inchem lavaggi chimici industriali, accusa: «Lanciano pietre, rubano le auto, si installano, bivaccano. E le istituzioni non si vedono, dormono sonni tranquilli. Paghiamo la Tarsu e la spazzatura resta qua».
«È impossibile fare azienda in questa condizioni, incalza Punzi, molte imprese anche dell´indotto Finmeccanica, avevano interesse a investire qui per creare una filiera di imprese satelliti. La mia stessa azienda – continua – che ha un progetto per un nuovo stabilimento, lo potrebbe realizzare in Toscana, lasciando Giugliano. Questo comprensorio, se collocato in una regione del Nord est dove le aziende sono rispettate e attrezzate di infrastrutture, avrebbe potuto raddoppiare la forza lavoro». Questa di oggi è una prima manifestazione, avvertono. «Ne prevediamo altre più eclatanti: bloccheremo i binari dove passa l´Eurostar».