«Era il 2001, lo scenario dell’epoca è importante: non c’erano siti aperti e la tensione saliva»

«Li assumemmo sotto ricatto ma Bassolino era d’accordo»

Facchi: firmai io le ordinanze, non avevamo altra scelta
29 settembre 2009 - Adolfo Pappalardo
Fonte: Il Mattino

«Quelle due ordinanze le firmerei anche oggi. Su questo non ho alcun dubbio». Giulio Facchi, sub commissario per l’emergenza rifiuti sino alla primavera del 2004, commenta i due atti che firmò nel 2001, annullati prima dal Tar e poi dal Consiglio di Stato. Le stesse che oggi potrebbero far scattare licenziamenti per 2000 lavoratori assunti proprio con quei due provvedimenti. Una cosa però Facchi tiene a precisare: «Fu tutto condiviso. Dall’allora prefetto e Antonio Bassolino presenti in quella riunione. Ma bisogna raccontare lo scenario del 2001 altrimenti non sarebbe chiara la ratio». Compresa una riunione con i sindacati che termina con l’accordo di un’ordinanza di assunzione per 551 persone.
Nonostante poi all’epoca non ci fossero nemmeno i mezzi per fare la differenziata?.
«Che quel provvedimento sia stato border line era chiaro anche allora. Ma cosa potevamo fare?».
Magari non firmare.
«Facciamo un passo indietro». Prego. «C’era un’ordinanza ministeriale del ’99 che imponeva di assumere 2mila persone per fare la raccolta differenziata. Occorreva scorrere le graduatorie regionali e prendere le persone da lì per sistemarle nei costituendi consorzi di bacino. Io non ero ancora sub commissario ma i lavoratori aumentavano sempre di più perché ogni comune, nel frattempo, sfornava progetti e bandi per Lsu. Ma allora si teorizzava che l’emergenza sarebbe finitain sei mesi e i lavoratori, che nel frattempo aumentavano, sarebbero andati naturalmente in scadenza. Poi si pensò di di pagarli con le multe ai comuni che non facevano la differenziata...Non se ne fece nulla».
Arriviamo al 2001.
«È gennaio e chiudono tutte le discariche campane tranne Caserta e Giugliano. E quest’ultima, guarda caso, era controllata da una cooperativa i cui lavoratori erano iscritti a uno stesso sindacato, lo stesso che in queste ore manifesta a paizza del Plebiscito. Occuparono lo sversatoio, l’unico rimasto disponibile. Non chiesero soldi ma che si chiudesse il ciclo per 2mila lavoratori e si passasse ai contratti a tempo indeterminato. Poi arrivarono in Prefettura con la richiesta ulteriore di 551 persone da assumere. Io non firmai il verbale d’accordo, lo fece Bassolino che era presente e l’allora vertice del consorzio di Bacino 1 che poi fece ricorso. Io emanai solo le ordinanze».
Un ricatto come in questi giorni?
«Allora era peggio perché il sub commissario era legato al governatore: questo ti rendeva debole perché qualsiasi cosa aveva riflessi sulla politica e sul suo consenso. Senza contare che in quei giorni mi chiamavano in continuazione prefetto e questore per dirmi una sola cosa: ”Non riusciamo a garantire l’ordine pubblico: fateli stare tranquilli”. Non solo. Nessuno ricorda l'operaio di Cercola che si diede fuoco in comune perché era stato escluso dalle liste?».
I giudici amministrativi però hanno annullato le due ordinanze.
«Nessuno si è preoccupato di fare in modo che il Consiglio di Sato ci desse ragione: io nemmeno sono stato chiamato per una memoria difensiva. Ma tanto è chiaro: la colpa sarebbe stata addossata a me e Bassolino. Ma so già come andrà a finire: i vertici attuali del commissariato non hanno bisogno di consenso e tra un po’ arriverà un provvedimento del governo. Per la gioia della Lega che avrà un altro motivo per prendersela contro il Sud»

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