La rivolta degli ex consorzi: viva i Casalesi
Rabbia. E molta. Dodici ore di sciopero (per ora) se non arriveranno risposte sul destino dei duemila contratti dei lavoratori degli ex consorzi di bacino che rischiano di essere cancellati da una recente sentenza del Consiglio di stato. Per i primi 221 è già realtà: da giovedì, appunto, saranno senza lavoro e per loro solo la ventilata possibilità che un’ordinanza del Consiglio dei Ministri garantisca gli stipendi sino a dicembre. Poi nulla. In parte bloccate discariche in attività (a Terzigno, Chiaiano e San Tammaro, nel Casertano) e quelle chiuse ma ancora controllate da personale degli ex consorzi di bacino. Ritardi e ingolfamenti nei conferimenti dappertutto. E l’incubo: che tutto sia il preludio di una nuova crisi che inceppi quella macchina delicata che è il ciclo integrato dei rifiuti. E non è la prima volta che accadrebbe. Rabbia e disperazione sfogati in uno striscione-choc srotolato a piazza del Plebiscito, sotto la sede del commissariato per i rifiuti: «W i Casalesi». «Mentre il nostro posto di lavoro è a rischio - accusa Enzo Guidotti, coordinatore delle diverse sigle sindacali (Slai Cobas, Sindacato Azzurro, Rdb, Assotrasporti, Fesica Confsal, Uap e Cesil) - vengono assunte altre persone appartenenti a ditte esterne, spesso protette da legami con i clan. Chi si affida a loro ha più certezze per il futuro e noi lo gridiamo a gran voce». Un manifesto che scatena mille polemiche. «Nessuno invochi la criminalità per protestare per il lavoro», attacca la Cgil; «Una scritta folle», attacca il consigliere regionale pdl Fulvio Martusciello. Ma Guidotti non arretra e aggiunge: «Attendiamo delle risposte. Per ora riprendiamo a lavorare per senso di responsabilità ma tra due giorni sciopereremo ad oltranza». Ieri, insomma, l’assaggio dell’autunno caldo: decine di lavoratori si sono astenuti dal lavoro. Resta da capire, però, chi voglia trattare con i sindacati che minacciano disordini nelle prossime settimane. Non è certo un problema del commissariato per i rifiuti: la sentenza dei giudici amministrativi riguarda un’ordinanza firmata nel 2001 quando Antonio Bassolino ricopriva la carica di commissario e il primo gennaio, con il ritorno dei poteri ordinari dopo 15 anni, tutta la materia passerà alle province (e questi lavoratori hanno la precedenza). Ma gli uffici di Bertolaso stanno comunque lavorando dietro le quinte per verificare come uscire dal «cul de sac». Occorre evitare disordini, così come temono dal ministero degli Interni. Ma il quadro futuro è più tragico se l’assessore regionale all’Ambiente Walter Ganapini ai microfoni del Tg3 Campania ammette: «Oggi, in totale, per il sistema-ambiente lavorano circa 24mila persone, Lsu compresi. Ma quando si rientrerà nella normalità - dice - potranno lavorare solo 9500 di questi. Non di più». Un allarme ulteriore.