A una svolta l’inchiesta che ha causato divergenze tra Lepore e i suoi pm No al giudizio per Corona

«Bertolaso e Pansa, archiviare i reati gravi»

«Rompiballe», la Procura fa cadere le accuse di truffa e traffico illecito e chiede il rinvio per violazioni minori
29 settembre 2009 - l.d.g.
Fonte: Il Mattino

Cadono i reati più gravi, resta in piedi una sola ipotesi di accusa - la meno importante, in pratica una contravvenzione - che spinge la Procura di Napoli a chiedere il processo per due prefetti e per l’attuale sottosegretario alla Protezione civile. Un anno, due mesi e tanti veleni dopo lo stralcio nell’inchiesta «rompiballe», la Procura scopre le sue carte sui tre ex commissari che hanno gestito l’emergenza rifiuti dopo le dimissioni di Antonio Bassolino. Due le soluzioni prospettate dal procuratore Giovandomenico Lepore e dal pm Maurizio De Marco: c’è, dunque, la richiesta al gip dell’archiviazione per Corrado Catenacci, Alessandro Pansa e Guido Bertolaso per i reati più gravi ipotizzati, vale a dire traffico illecito di rifiuti, truffa aggravata ai danni dello Stato, falso in atto pubblico «per non aver commesso il fatto o, in via subordinata, perché il fatto non subisce reato». La richiesta di archiviazione va al gip Graziella Pepe, che a questo punto ha davanti a sé tre sbocchi: accogliere e archiviare il caso dei tre prefetti; chiedere al pm integrazioni di indagini o formulare un’imputazione coatta. Ma non è tutto: la Procura chiede comunque il giudizio per i tre prefetti, ipotizzando la «gestione di rifiuti in violazione significativa delle autorizzazioni». Un’ipotesi residuale che attende ora la valutazione del gip Raffaele Piccirillo, vale a dire lo stesso giudice che mesi fa ha firmato il rinvio a giudizio per 25 imputati del filone principale di «Rompiballe». Un reato satellite contestato ai tre prefetti, dunque, su cui val la pena aprire un inciso: è un’ipotesi residuale rispetto alle accuse mosse inizialmente dai pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, un anno fa protagonisti di un braccio di ferro con Lepore approdato fino al Csm. Si tratta comunque di un reato punibile da tre mesi a un anno di cella (e comunque convertibile con una sanzione pecuniaria), che se fosse stato valutato con le leggi vigenti - quelle volute dal governo Berlusconi per uscire dalla crisi - avrebbe comportato una sanzione ben più alta, fino a sei anni di cella in caso di condanna. Ma non è l’unica mossa della Procura. Chiesta infatti l’archiviazione per il pm Giovanni Corona, in passato consulente giuridico di Pansa, tirato a marzo scorso in ballo per un’ipotesi di falso assieme all’attuale prefetto e in concorso con l’ad di Fibe Massimo Malvagna (già a giudizio), per un atto ricognitivo che risale agli ultimi giorni della gestione commissariale di Pansa. Difeso dai penalisti Antonio Briganti ed Eduardo Cardillo, il pm Corona si è difeso nel corso di un interrogatorio con De Marco durato dieci ore e mezza. Il suo rientro in Procura a Napoli - deliberato la scorsa primavera dal Csm - rischia comunque di rendere obbligatorio il trasferimento del fascicolo Corona-Pansa-Bertolaso a Roma, distretto competente per le toghe napoletane. L’ultima parte dei provvedimenti chiesti dalla Procura, riguarda invece i vertici Fibe: il procuratore e il suo sostituto chiedono il processo a carico di Armando Cattaneo «ad» Fibe (difeso dal penalista Luigi Tuccillo), e di Enrico Pellegrino, responsabile ufficio flussi Fisia Italimpianti spa, con l’accusa di truffa, traffico illecito di rifiuti, falso in atto pubblico. Richiesta di archiviazione per non aver commesso il fatto invece a favore di Claudio Di Biasio (difeso da Carlo De Stavola e Mauro Valentino) e per Ciro Turiello (difeso dai penalisti Orazio Cicatelli e Giuseppe Fusco).

Powered by PhPeace 2.6.4