Campania senza compostaggi viaggi in Sicilia per 80 milioni
I treni in partenza per la Germania, quelli, si sono fermati da tempo. Ma i viaggi turistici dell’immondizia campana hanno solo cambiato vettore. E destinazione. Oggi sono camion e, invece di andare verso Nord, si dirigono verso Sud. In Sicilia. Costi praticamente uguali solo che a sostenerli non è più il commissariato per i rifiuti ma i singoli comuni. Quali? Paradossalmente i più virtuosi nella differenziata: più alzano la percentuale più devono pagare per trasferire l’umido in Sicilia. Perché in Campania nonostante promesse, dichiarazioni, sprechi immensi e soprattutto 15 anni di emergenza, non ve ne è ancora uno. Se si escludono due impianti di dimensioni minuscole a Teora, nell’avellinese, e quello di Pomigliano d’Arco, eternamente in ristrutturazione. E i costi sono altissimi: se per i rifiuti in Germania si pagavano 250 euro a tonnellata, per l’umido bisogna tirar fuori giusto qualcosina in meno. Duecento euro o anche 220 a tonnellata, a seconda della borsa rifiuti o della disponibilità del sito siciliano che incassa grazie, soprattutto, ai campani: perché in Sicilia la differenziata praticamente non c’è. Quanto stiano costando alle casse delle amministrazioni comunali questi viaggi è un calcolo difficile. Ma è un’equazione semplice: più i comuni diventano virtuosi, più la somma diventa imponente. Quanto? Il 2009 si chiuderà con circa 400mila tonnellate di umido conferite con un conto record da pagare: poco meno di 80 milioni di euro, a occhio e croce. «Da anni cerchiamo di sollevare il problema - spiega Michele Buonomo, direttore regionale di Legambiente - ma sinora i nostri allarmi sono caduti nel vuoto. Occorre chiudere il ciclo dei rifiuti, altrimenti paradossalmente a pagare conti sempre più salati saranno proprio i comuni che alzano la percentuale di differenziata. Eppure un buon impianto costa poco più di 4 milioni di euro e si costruisce in pochi mesi». Ma possibile che si pagano cifre così alte? «Il calcolo di 80 milioni è verosimile per difetto», spiega Giovanni Romano, assessore provinciale all’Ambiente di Salerno ma, soprattutto, sindaco di Mercato San Severino, il comune che per primo, anni fa, ha lanciato la raccolta differenziata spinta. «Nel salernitano c’è un piccolo impianto a Polla ma funziona male e può accogliere - spiega - appena 6mila tonnellate. Nel Salernitano invece si produce umido per quasi 200 tonnellate annue. E i comuni della regione sono costretti a pagare 200-220 euro a tonnellata per smaltire tutto in Sicilia. Ora abbiamo in costruzione 2 impianti nel salernitano ma arriveremo a coprire un fabbisogno per appena 60mila tonnellate. Si dovrebbe convertire un ex cdr per evitare i viaggi verso Sud: ai comuni costerebbe appena un terzo». Ma è possibile che non si riesca a costruire un impianto? «La Regione a ottobre scorso - conclude - aveva annunciato 100 milioni con i fondi europei per i siti. Ma la Ue ha bocciato tutto perché si tratta di attività ordinarie. Poi più nulla. E in Sicilia continuano a fare affari d’oro».