Ex consorzi, è rivolta: sciopero a oltranza
Sciopero e presidio ad oltranza da domattina davanti la sede del commissariato rifiuti. Esplode la rabbia dei lavoratori degli ex consorzi di bacino dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato le due ordinanze del 2001 con cui sono stati assunti duemila di loro. Comunicazioni di fine rapporto sono partite per 221 di loro ma si teme che, alla luce della sentenza dei giudici amministrativi di secondo grado, possano scattare altri licenziamenti. Da qui il presidio ad oltranza in piazza del Plebiscito, davanti a palazzo Salerno, e lo sciopero. Si fermeranno i lavoratori delle discariche di Terzigno, di Serre, nel Salernitano e di Maruzzella, nel Casertano. Si rischiano forti ritardi nei conferimenti dell’immondizia, a macchia d’olio, in tutta la regione. Un’emergenza che si teme possa sfociare in problemi di ordine pubblico. È questo l’allarme. Tanto che dal commissariato per i rifiuti è partita la proposta di un’ordinanza della presidenza del Consiglio dei ministri per garantire ai 220 lavoratori un salario sino alla fine dell’anno. Solo un assaggio di quello che potrebbe accadere nelle prossime settimane. «I nodi verranno al pettine in autunno», aveva spiegato il sottosegretario Guido Bertolaso in audizione presso la commissione per l’emergenza rifiuti, riferendosi ai lavoratori degli ex consorzi di bacino. L’ultima ordinanza della presidenza del Consiglio dei ministri (28 agosto) intima ai comuni e alle rispettive municipalizzate, in vista della cessazione dei poteri commissariali, di prendersi in carico tutti i lavoratori dei disciolti consorzi di bacino. Tranne l’Asìa (che ne ha assunto 350), quasi nessuno dei comuni di Napoli e Caserta, che sono confluiti come ambito nel bacino unico Napoli-Caserta, sinora l’ha fatto. E con l’inizio dell’anno si ritroveranno senza lavoro e senza stipendi. Un’emergenza ulteriore se il prefetto di Napoli Alessandro Pansa ha scritto una missiva urgente a 18 comuni del Napoletano perché il termine fissato dall’ordinanza è scaduto agli inizi di settembre ma quasi nessuna amministrazione ha provveduto (l’ha fatto solo Melito due giorni fa e prima Capua, Curti e Macerata Campania) a prendersi in carico i lavoratori. «I comuni che s’avvalgono della consorzio unico di Napoli e Caserta per la raccolta differenziata - scrive il prefetto in un lettera ai comuni protocollata il 10 settembre scorso - devono affidare il servizio alla società che svolge la raccolta mediante estensione del contratto con il contestuale trasferimento del personale dipendente del consorzio unico. Per questo facciano pervenire presso l’apposita commissione in Prefettura gli atti per verificare la legittimità dei contratti». Lettera morta sinora e appesi a un filo ci sono 1100 lavoratori (3700 in tutta la Regione nella stessa situazione). «Alcuni comuni - accusa Mimo Merolla segretario della Filas-Confsall - stanno varando le società di raccolta ma assumono dipendenti all’esterno senza prenderli dagli ex consorzi come vuole l’ultima ordinanza. A breve scoppieranno grossi problemi». Non occorrerà attendere tanto. Un assaggio domani mattina: sette sigle di sindacati autonomi hanno annunciato sciopero e presidio. Contro la sentenza del Consiglio di stato che, di fatto, ha reso nulla circa duemila contratti di lavoro, prima di tutto. Ma anche contro «la strategia per eliminare i lavoratori dei consorzi per assumerne altri mediante altre ditte», scrivono i sette sindacati in un volantino. In fondo al documento la minaccia, di cui da giorni sono al corrente anche gli uffici del ministero dell'Interno: «Il resto sarà determinato solo dagli esiti dell’ordine pubblico».