I due pm del processo Bassolino vogliono lasciare la Procura

Noviello e Sirleo verso il trasferimento. Bonifiche, 13 indagati
26 settembre 2009 - Leandro Del Gaudio
Fonte: Il Mattino

Non hanno perso tempo, hanno colto al volo la prima buona occasione. I due pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo - titolari delle principali inchieste in campo ambientale - chiedono di lasciare la Procura di Napoli, di tagliare in modo netto con la propria attività quotidiana. Destinazioni diverse, prospettive di carriera differenti, due mosse che sembrano però motivate dalla stessa esigenza: chiudere con il passato, lasciarsi alle spalle il lavoro di inquirente a Napoli, almeno a leggere le destinazioni indicate nelle istanze al Csm. Sbocchi differenti, dunque: Noviello, oggi in forza al pool mani pulite, ha indicato Toscana e Lazio, sia da giudicante che requirente; mentre il collega Sirleo, oggi alle misure di prevenzione (sezione incorporata in Dda), ha chiesto di passare alla funzione giudicante, probabilmente nel settore civile. Entrambi, comunque, vogliono lasciare la Procura di Napoli, ponendo così la parola fine a un’esperienza investigativa scandita negli ultimi anni da divergenze con il procuratore Lepore, approdate finanche in Consiglio giudiziario e dinanzi al Csm. Indagini in materia ambientale sulla grande crisi della gestione commissariale dei rifiuti, in forza ad una Procura che proprio in questi giorni ha prodotto un nuovo atto d’accusa su cui conviene aprire un inciso. L’ultima mossa dell’ufficio di Lepore riguarda le opere di bonifica della Jacorossi spa tra Napoli e Caserta. Sono tredici gli indagati, al termine delle indagini dei pm Mario Di Iorio e Maria Cristina Gargiulo. Per loro, la prima udienza si terrà il prossimo 23 ottobre, dinanzi al gup Maria Laura Alfano. Sotto accusa la Jacorossi spa, legata alla Regione (e al commissariato per l’emergenza bonifiche) da un contratto per la riqualificazione di siti usati come discariche e allo smaltimento dei rifiuti. Oltre ai responsabili della Jacorossi (individuata anche come persona giuridica), ci sono i rappresentanti di alcune aziende collegate da rapporti di subappalto. Chiare le accuse: false attestazioni di codici, false fatturazioni, truffa. In sintesi, per anni sarebbero stati trasportati e sepolti nel territorio rifiuti non trattati secondo norma. Un’altra faccia dello scandalo spazzatura in Campania, dunque, che ora attende la replica delle parti nel corso dell’udienza preliminare. Ma torniamo al «caso» dei due sostituti che chiedono di lasciare la Procura. Per anni titolari delle indagini sulla cabina di regìa della crisi che ha devastato la Campania (truffa, l’ipotesi principale), Noviello e Sirleo hanno ottenuto l’apertura del processo a carico degli ex vertici commissariali - tra cui il governatore Bassolino - ma anche della Protezione civile e dell’ex staff dirigente della Impregilo. Scelte processuali complesse, che attendono ora il verdetto dei giudici, e che hanno provocato divergenze e incomprensioni insanabili in seno all’ufficio inquirente. La storia ha una data d’inizio: il 24 luglio 2008. È il giorno in cui il procuratore Lepore decide di stralciare la posizione del prefetto Alessandro Pansa e del capo della Protezione civile Guido Bertolaso rispetto al fascicolo principale sulla gestione delle ecoballe. È una frattura che non si risolverà più. E che finisce dinanzi al Csm, dove i protagonisti dello strappo raccontano, da diverse angolazioni, le ragioni («tecniche e politiche») di uno stralcio rimasto nel limbo dell’inespresso. Qualcosa in più di una divergenza, dunque, ed è la probabile ragione che ha spinto i due pm delle inchieste Impregilo a chiedere di lasciare Napoli e di chiudere con le sue emergenze infinite.

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