La zona verrà monitorata per almeno due settimane Sulle cause delle fiamme accertamenti ancora in corso

Rogo di ecoballe, rafforzata la vigilanza

San Tammaro, dopo l’incendio vertice al commissariato di governo. Primi dati Arpac: nessun rischio diossina
22 settembre 2009 - Lorenzo Calò
Fonte: Il Mattino Caserta

San Tammaro. Gli ultimi focolai sono stati spenti nella mattinata di ieri. Nel primo pomeriggio gli agricoltori della zona scrutano il cielo: quella cappa di fumo grigiastra sembra essersi dissolta. E tirano un sospiro. Dopo il rogo di domenica pomeriggio alla piazzola 3 del sito di Maruzzella il «day after» è tutto incentrato sugli interrogativi. Una squadra dei vigili del fuoco continua a presidiare la discarica dove sono state appiccate le fiamme alle ecoballe. Perché - su questo riflettono gli inquirenti - sembra al momento poco probabile che l’incendio si sia potuto originare per una causa accidentale come invece avvenne tre mesi fa. La Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ha affidato ai carabinieri e ai vigili del fuoco il compito di stabilire se si sia trattato di un incidente o di un atto doloso. Già nel luglio scorso, infatti, centinaia di ecoballe andarono distrutte in un altro incendio. Ciò che desta più di un sospetto è la tempistica e una serie di circostanze quanto meno anomale: il rogo delle ecoballe di San Tammaro è stato appiccato nel pomeriggio di domenica 20 settembre; nel pomeriggio di domenica 6 - appena quindici giorni fa - era toccato all’area ex Ecorec di Marcianise fare da sfondo a un rogo di pneumatici e scarti di lavorazione. Un’unica mano, un’unica regia? Presto per dirlo, tanto più che nel caso di San Tammaro si è in presenza di un sito individuato per decreto del Presidente del Consiglio dei ministri come «strategico nazionale»: dunque, area protetta, vigilanza assegnata all’Esercito. Per questo motivo ieri sera è stata convocata una lunghissima riunione a Napoli, Palazzo Salerno, nella sede della struttura del sottosegretario all’emergenza rifiuti Guido Bertolaso. Punto focale, rafforzare le misure di sicurezza in tutta la zona destinata a diventare la prima cittadella dei rifiuti in Campania, l’unico complesso che a regime sarà in grado di governare e gestire il ciclo integrato dei rifiuti. Ma le perplessità riguardano anche la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini, visto che il centro abitato è a 5 km di distanza in linea d’aria. Era questa insomma la preoccupazione principale del sindaco Emiddio Cimmino cui l’Arpac sembra per ora aver fornito sufficienti rassicurazioni: dai primi rilievi, effettuati ieri, non sarebbero emerse criticità per l’allarme diossina. In ogni caso, anche su impulso del commissariato, la situazione verrà costantemente monitorata per almeno due settimane: in zona è stata inviata un’unità operativa mobile in grado di raccogliere, elaborare e confrontare i dati sulla qualità dell’aria. Ma l’incendio delle ecoballe ha anche riaperto il caso dei ristori ambientali promessi dal governo e solo in parte concessi, tanto più che i 20 milioni di euro destinati a San Tammaro (della somma complessiva di 526 milioni stanziati per l’emergenza ambientale in Campania) lo scorso 4 agosto sono stati ridotti a 11 perché il fondo originariamente previsto è stato dimezzato. Quel denaro servirà in parte alla riqualificazione dell’area Ovest attraverso il finanziamento di progetti per opere infrastrutturali e di urbanizzazione (con storno di fondi pari al 18 per cento l’anno). Finora nelle casse del Comune - in dissesto dal ’95 - è arrivato solo un milione e mezzo di euro, cifra sbloccata da Bertolaso lo scorso gennaio. Eppure il sito si allarga, e con esso tutte le attività previste dal progetto. E dire che proprio qualche giorno fa erano iniziate le operazioni di rimozione (al ritmo di 300 tonnellate al giorno) delle circa 18 mila ecoballe, giacenti dal giugno dello scorso anno nell’impianto: saranno quasi tutte conferite al termovalorizzatore di Acerra. Poi le fiamme e il rebus sull’origine del rogo.

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