A fuoco il deposito delle ecoballe il fumo arriva fino alle abitazioni

Santa Maria La Fossa, il rogo alimentato dal vento
21 settembre 2009 - Rosaria Capacchione
Fonte: Il Mattino

Il fuoco e il fumo, l’acqua delle autobotti, la terra raccolta con l’unica ruspa disponibile e trasportata fino alla cima della montagna di rifiuti per togliere ossigeno alle fiamme e sconfiggere l’incendio. Quando il vento gira dalla parte della statale, una nube di fumo rossastro invade la carreggiata e trasporta l’odore di bruciato fin nelle case di San Tammaro. Da lì, da oltre un chilometro in linea d’aria, la montagna di ecoballe appare come il cratere di un vulcano che vomita lava e ceneri. A pochi metri dal fuoco, la piazzola numero tre del sito di stoccaggio delle ecoballe, quelle che arrivano da tutti i Cdr della Campania, sembra un girone infernale. Il getto degli idranti serve solo a raffreddare la massa incandescente di plastica, il compito di respingere il pericolo è affidato a quella ruspa che raccoglie la terra e la trasforma in un tappo. L’acqua serve ma non c’è, i vigili del fuoco sono in difficoltà, i serbatoi sono troppo lontani e l’area - tra San Tammaro e Santa Maria la Fossa, enorme cimitero di immondizia - non è autonomamente attrezzata per affrontare le emergenze. Non c’è neppure l’impianto elettrico, e i vigili del fuoco lavorano con la luce fioca assicurata dal gruppo elettrogeno. È tarda notte, il fuoco cova ancora sotto la plastica. Un incendio divampato improvviso poco dopo le 17, segnalato da una telefonata al centralino dei carabinieri di Santa Maria Capua Vetere probabilmente fatta da uno dei militari addetti alla sorveglianza della zona. L’area interessata all’incendio è al confine con un terreno già requisito e dove è previsto un ulteriore ampliamento: è a cavallo tra Maruzzella Tre e Ferrandella Uno, sito affidato al consorzio di bacino Salerno 2. È recintata ma per lunghi tratti è accessibile con grande facilità. Chiunque avrebbe potuto arrivare fino alla piazzola, appiccare il fuoco (divampato in pochi minuti, alimentato anche dal biogas) e allontanarsi indisturbato. E sono le tracce di un piromane che ieri sera hanno iniziato a cercare i carabinieri e la polizia, che questa mattina continueranno il sopralluogo. Non sembra probabile, infatti, che l’incendio sia divampato per cause accidentali, come accaduto nel luglio scorso nella piazzola numero 1, quando alcune ecoballe presero fuoco a causa delle scintille prodotte da una sega elettrica azionata nelle vicinanze. Ieri pomeriggio non c’erano operai al lavoro e anche le condizioni del tempo sembrano far escludere, salvo diversi risultati delle perizie, focolai provocati dal caldo. Una pioggia sottile e insistente, infatti, ha interessato la provincia di Caserta sin dalla giornata di sabato. Le squadre dei vigili del fuoco hanno continuato a lavorare per tutta la notte, riducendo il fuoco dai cinquanta metri di altezza ai pochi centimetri. Ma dovranno continuare ancora per un paio di giorni. Nel frattempo è stato disposto il monitoraggio dei livelli di inquinamento dell’aria, appestata dalle esalazioni prodotte dalla plastica bruciata e da notevoli quantitativi di diossina.

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