«Non si spara, ma le attività criminali sono allarmanti»

Franco Roberti: legare gli ammortizzatori sociali a progetti per la tutela del patrimonio ambientale
18 settembre 2009 - pe.car.
Fonte: Il Mattino Salerno

«È il settimo rapporto Ecomafia di Legambiente che leggo, il primo da procuratore capo di Salerno e ogni volta ho sempre due sorprese, una positiva e l’altra negativa. La positiva è che, ogni anno, riscontro notizie delle quali non ero a conoscenza e che mi tornano utili ai fini investigativi. La negativa è che, per alcuni settori, leggo sempre le stesse cose e trovo molto del mio lavoro: anche quest’anno, ad esempio, leggo riferimenti all’indagine Adelphi, da me avviata nel 1992. Però... siamo nel 2009». Il procuratore capo di Salerno, Franco Roberti, ascolta con molta attenzione tutti gli interventi. E, quando prende la parola, fa precise annotazioni ai discorsi di ciascun relatore. Mentre parla il procuratore guarda verso le forze dell’ordine, in prima fila ci sono i comandanti di carabinieri, finanza e capitaneria di porto. Roberti è un fiume in piena, prende la parola per venti minuti senza interruzione, catalizzando l’attenzione di tutti e strappando anche qualche applauso. E, soprattutto, parla senza peli sulla lingua. «Si dice che a Salerno non si spara - commenta - ed è vero ma ci sono tante altre attività criminali. Abbiamo anche scoperto appalti gestiti dai Casalesi questa estate...». Il procuratore difende il lavoro dei suoi colleghi. «Il problema - ammette è che spesso, proprio quando si indaga sui reati legati all’ambiente, la magistratura si scontra da una parte con i problemi organizzativi, dall'altro con poche risorse e pochi mezzi. E ciò limita la nostra azione di contrasto». Quindi offre la sua soluzione: «Lo so che è una scelta politica - dice rivolgendo lo sguardo all’assessore Romano - ma perché non si utilizzano i fondi per gli ammortizzatori sociali per impegnare risorse sui giovani e impiegarli proprio in difesa dell’ambiente?». Inevitabile per Roberti un passaggio sui beni confiscati e sulla gestione degli stessi. «Le ultime leggi hanno molto aiutato il nostro lavoro - dice - mi riferisco alla scissione tra la prevenzione personale e quella patrimoniale e alla legge 94 del 2009 che impone regole ferree sulla gestione dei beni, ma non bastano. Credo che bisognerebbe togliere la gestione del bene al Demanio perché un bene di mafia va gestito in maniera adeguata. Solo così lo Stato può dare risposte concrete: non dimentichiamo che così si gioca la propria credibilità. Le grinfie sul bene da parte della malavita incombono fino a quando lo Stato non gestisce direttamente il bene».

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