Fogne, abusi e crolli viaggio nel sottosuolo
«Quando entrammo nelle fogne sotto al parco di Capodimonte non riuscivamo a credere ai nostri occhi. Nelle condotte era incastrato il copertone di un camion. Non chiedetemi come sia potuto arrivare nelle fogne un copertone...». Luca Cuttitta da quindici anni ispeziona la parte più nascosta e sporca della città. Lo fa con il supporto di una videocamera speciale che arriva dove l’uomo deve necessariamente fermarsi: «E lì sotto ho visto di tutto. Crepe, crolli, allacciamenti abusivi, sacchetti d’immondizia e tombini crollati dalla strada soprastante». Il viaggio nelle fogne di Napoli parte da un presupposto: «Non facciamo accuse e non cerchiamo colpevoli. Limitiamoci al racconto». Accordo trovato e chiacchierata che inizia partendo dai grossi collettori: «Che pur essendo immensi risultano inadeguati. Un po’ perché la popolazione è cresciuta a dismisura, un po’ perché ci sono decine di allacciamenti abusivi che aumentano il volume dei liquami scaricati». Ecco uno dei temi caldi, gli abusivi che si allacciano alle fogne: «Sono centinaia, forse migliaia. Li incontriamo in tutti i quartieri. Spesso piazzano tubi sporgenti, malmessi, che contribuiscono a creare ostacoli che bloccano l’acqua e causano allagamenti». Gli ostacoli nelle condotte sono un altro dei temi caldi. Non ci sono solo copertoni di camion lì sotto: «C’è di tutto: batterie di auto, sacchetti dell’immondizia, pezzi di mobili. Vengono lanciati negli alvei a cielo aperto, al Vallone San Rocco, a via Dei Grassi, e pian piano si infilano nelle fogne, fino a bloccarsi quando le condotte si restringono». Le condotte si restringono (a volte la portata è dimezzata) per i naturali residui degli scarichi. Se sui naturali residui si accatastano anche i rifiuti gettati dagli incivili, i tubi si otturano e arrivano voragini e allagamenti. Le fogne raccolgono, spesso, anche l’immondizia delle strade che si infila quando le caditoie «saltano»: così scivolano giù bottiglie di plastica, sacchetti della spesa, che contribuiscono alla crisi che manda in tilt le fogne. Un po’ di colpa ce l’hanno anche gli alberi che spingono giù le radici per decine di metri: «Spaccano le condutture, creano danni imprevedibili - spiega Luca Cuttitta - come si fa a sapere quale percorso seguiranno le radici di un albero?». Il racconto dell’uomo che ispeziona le fogne, regala preoccupazione. Viene fuori un quadro di fognature malridotte, pronte a spaccarsi, colme di ogni residuo che blocca l’acqua e porta allagamenti: «No, non ci sono allarmi da lanciare. Bisogna solo fare attenzione e non smettere di controllare, anche quando sembra che sia tutto a posto». Per caso, anni fa, a Miano, una ispezione evitò un dramma: «La fogna era scoppiata, al posto di una condotta alta un metro e ottanta, si era creata una cavità larga trenta metri e alta undici. Poteva crollare in qualunque momento. Fortunatamente trovammo quella cavità per tempo. La chiamammo la «big one», la più grande, ora è stata riempita. Non è più un pericolo».