Centomila euro ai due Comuni come anticipo sull’indennizzo Il magistrato: faremo luce anche sulle altre irregolarità della ditta

Liquami nella Grotta Azzurra, dure condanne

Capri, due anni e mezzo agli operai della società di espurgo fogne. Il pm: gli imputati non si sono pentiti
16 settembre 2009 - Giuseppe Crimaldi
Fonte: Il Mattino

Due anni e mezzo di reclusione. Per Salvatore Criscuolo e Salvatore Guerriero, gli operai arrestati ad Anacapri mentre sversavano liquami nello specchio d’acqua prospiciente la Grotta Azzurra, è arrivato il giorno del giudizio. Un verdetto pesante, quello emesso ieri dal giudice monocratico Luigi Buono, a carico di Salvatore Criscuolo e Salvatore Guerriero, dipendenti della ditta «Ecology» di Castellammare di Stabia: poco meno di un’ora di camera di consiglio per chiudere il processo iniziato il 17 agosto scorso, e per emettere dure condanne. Il giudice ha anche condannato gli imputati al pagamento di una provvisionale di 100mila euro al Comune di Capri e 100mila a quello di Anacapri (rappresentati in aula dall’avvocato Luigi Tuccillo). Ricostruiamo i fatti. Criscuolo e Guerriero erano finiti in manette nella notte del 16 agosto, quando i carabinieri li avevano colti in flagranza di reato, mentre tentavano di disfarsi di un carico di fanghi fognari appena raccolti dai pozzi neri del ristorante «Il Riccio» di Anacapri. I due - difesi dagli avvocati Ranieri e Schettino - hanno sin dal primo momento respinto tutti gli addebiti, sostenendo che la fuoriuscita di liquami sarebbe stata causata da un improvviso aumento della pressione nel tubo di aspirazione e che, in ogni caso, non avrebbe causato alcun inquinamento in mare. Diametralmente opposte le conclusioni cui era giunta l’indagine dei carabinieri di Anacapri, guidati dal maresciallo Cristoforo Perilli. Una ricostruzione condivisa dalla Procura. E dura è stata anche la requisitoria del pubblico ministero Federico Bisceglia, che aveva chiesto la condanna degli imputati a due anni e nove mesi di reclusione. «Durante l’intero dibattimento - ha detto il magistrato - Criscuolo e Gargiulo non hanno fornito alcuna collaborazione né mostrato il minimo segno di pentimento. L’unico elemento che riesco a vedere in loro favore è che sono dipendenti di un’azienda: e dunque forse, se avessero operato in modo diverso, avrebbero rischiato di perdere il posto di lavoro». Il pm ha poi ricordato come resti ancora da fare luce su un punto: quello di alcuni formulari della «Ecology», la ditta specializzata in espurghi, dai quali si evidenzierebbero presunte gravi irregolarità formali. Un esempio su tutti: dalla documentazione relativa alle attività di prelievo dei liquami datata 24 luglio si evince un dato tanto inquietante quanto assurdo: il prelievo di liquami è infatti indicato alle ore 22 mentre il successivo scarico sarebbe avvenuto sei ore prima, poco dopo le 16 dello stesso giorno. «Quel che è certo - ha concluso Bisceglia - è che gli imputati erano arrivati a Capri bene organizzati. E che hanno agito certi di poter contare sulla loro impunità. In ogni caso, il danno cagionato all’immagine dell’isola è stato incommensurabile». Criscuolo e Guerriero sono stati condannati per violazione delle norme introdotte in materia ambientale dalla legge varata lo scorso anno in seguito all’emergenza rifiuti in Campania. In apertura di requisitoria lo stesso pm aveva auspicato l’estensione della normativa straordinaria per l’emergenza ambientale a tutte le altre regioni italiane.

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