Ancora elicotteri in azione per domare i roghi

Ischia nella morsa del fuoco brucia la collina di Barano

Gli incendi nella zona interna la più difficile da raggiungere Caccia ai registi della devastazione
14 settembre 2009 - Ciro Cenatiempo
Fonte: Il Mattino

Ischia. L'assedio del fuoco ieri è ripreso. Anzi, non si è mai fermato. Non c'è che terra bruciata. Una terra nera. In tutti i sensi. Con un destino già evocato dal nome. Ed è quello della collina di Terranera, appunto, che, con il suo antico borghetto rurale, domina la vallata di Piedimonte. È nel cuore del Comune di Barano, aree interne dell'isola verde. Dove il verde si perde. Zone agricole, cantine, boschetti e vigneti; giardini, arbusti e macchia sparsa, tra toponimi e microcosmi suggestivi: Cannole, Matarace, Cufa. Terrazze delimitate dai mitici muri a secco. Qui si coltiva, si va a caccia, si cercano i funghi. Non lontano, sul crinale, spicca una statua della Madonna. Di notte è illuminata. Fino a lunedì scorso, questo era l'unico punto a mancare al triste appello dei roghi che, da un mese, senza soste, attraversano Ischia da Panza a Succhivo a Campagnano, da Sant'Angelo al Montagnone. Ferite che accompagnano polemiche e veleni, balletti di accuse e responsabilità. Tutta colpa di speculatori, bracconieri; del business degli incendi e del rimboschimento? Lo hanno detto il sindaco di Forio, Franco Regine e il presidente di Legambiente Campania, Michele Buonomo. È chiaro che i focolai sempre accesi, tra la gente dell'isola, sono anche quelli della dietrologia, degli interrogativi facili. Ad alimentarli, ci sono però le risposte che tardano. I colpevoli che mancano. E va detto, poi, che Terranera - con Stavia e Buttavento - è stata lambita dal fuoco, con una continuità impressionante, negli ultimi decenni. Sono cambiati i suoi antichi connotati di bellezza, per lasciare spazio a una cartolina inaridita. Una montagnola fatta pure di carbonella, che peraltro manifesta un rischio ormai profondo dal punto di vista idrogeologico. Le alluvioni di un secolo fa e frane paurose di epoca medievale, fanno parte degli archivi storici. Sono memorie lontane. Eppure senz'alberi e macchia, il pericolo aumenta. Non c'è drenaggio per le piogge. Ma da una settimana, a fasi alterne, e da tre giorni ininterrottamente, Terranera brucia. Di un fuoco sottile, una striscia di fumo che pare non estinguersi mai. Col buio, incredibilmente, dopo essere stata sconfitta, s'alimenta e s'infiamma. Ieri l'elicottero antincendio della Forestale è tornato per la terza volta di seguito. Un'intera giornata che l'abilissimo pilota ha trascorso sorvolando strisce di paesaggio che conosce a memoria. Fin dal mattino ha cominciato a prelevare acqua dal mare, nella baia dei Maronti, con gimkane spettacolari tra i natanti in rada. Un film già visto.

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