L’amministrazione replica a chi aveva accusato l’ente di far «dormire» la relazione del commissario alle acque

«Laghetti tossici» l’Asl chiede tempo

Castelvolturno, il Comune ha trasmesso il dossier
1 settembre 2009 - Vincenzo Ammaliato
Fonte: Il Mattino Caserta

«Il documento c’è e gli è stata prestata tutta l'attenzione che meritava». Cercano di smorzare le polemiche dagli uffici del Comune di Castelvolturno sul caso dello studio commissionato dal commissariato straordinario alle acque sui laghetti abbandonati del litorale e che il settimanale L'Espresso ha pubblicato nell'ultimo numero accusando gli enti locali di tenerlo nascosto nei cassetti. Il dirigente dell'ufficio ecologia del municipio castellano, Antonietta Novello, ha fatto sapere che è arrivato al protocollo dell'ente lo scorso mese di giugno e che già ai primi di luglio è stato organizzato un tavolo di lavoro tecnico per discutere sulle mosse da intraprendere. «Da un esame della corposa documentazione - ha sottolineato il dirigente Novello - è emersa subito l'esigenza di un maggiore approfondimento in relazione al mancato riferimento di tossicità dell'area espressa nel rapporto finale». In pratica, i tecnici incaricati di analizzare la salute dei ventisette laghetti abbandonati, avrebbero indicato la presenza di inquinanti sia biologici, sia chimici nelle ex cave abusive, ma non avrebbero riportato i valori minimi e massimi stabiliti dalla legge. «Gli enti locali - ha aggiunto Antonietta Novello - non hanno le competenze tecniche per stabilire i valori di tossicità, e per questo motivo durante la riunione dello scorso luglio furono invitati i dirigenti dell'Asl competente per il territorio ad occuparsi della materia». Causa festività estive, probabilmente, l'incontro si è tenuto solo lo scorso 25 agosto, e i dirigenti dell'Asl hanno preso in carico l'intero dossier garantendo all'amministrazione comunale una propria relazione nei tempi previsti dalla legge: 60 giorni. Nel frattempo, però, cresce il timore della gente del litorale per il rischio sanitario: c'è timore nel convivere con delle vere e proprie bombe ecologiche sotto casa. I laghetti abbandonati si trovano a poche centinaia di metri dai centri urbanizzati della via Domiziana, e molte sono le aziende zootecniche che confinano proprio con le ex cave abusive ed anche qualche impianto produttivo e turistico. «La salvaguardia della salute pubblica - ha sottolineato il primo cittadino Francesco Nuzzo - è una priorità della nostra amministrazione. Ma prima di emanare delle dure ordinanze, dobbiamo essere certi della tossicità dell'area». Intanto, Tommaso Morlando, dirigente regionale di Italia dei Valori ed ex assessore regionale all'ecologia del posto, avanza dei dubbi sul rilascio da parte degli enti locali di permessi per la realizzazioni di alcuni impianti produttivi: «Sono state effettuate nelle aree in questione - domanda Morlando - le Vas? E il piano regolatore in discussione alla Regione, ha tenuto conto dello studio del commissariato alle acque e della pessima salute dei laghetti abbandonati?».

I ventisette specchi d’acqua «effetto collaterale» delle cave

Sono ventisette i laghetti abbandonati di Castelvolturno. Gli specchi d’acqua si estendono su una lingua di campagna parallela alla via Domiziana che va dal canale dei Regi a quello del fiume Volturno. Sono stati creati negli anni Settanta e Ottanta, tutti abusivamente come «effetto collaterale» a seguito dell'attività estrattiva (per lo più illegale) di sabbia condotta con ritmi frenetici e destinata all'edilizia, che era in quella fase in forte espansione.Dopo essere stati abbandonati sono stati utilizzati per la caccia da frodo e gestiti dal clan dei casalesi. Ogni specchio d'acqua fruttava all'organizzazione criminale circa quindici milioni di lire al mese.

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