Sul caso acqua gli americani non cedono
Acqua casalese, per gli americani è inquinata ma per l'Agenzia regionale per la protezione ambientale e l'azienda sanitaria locale è sana. Due versioni opposte sostenute entrambe da indagini, controlli e analisi chimiche. Due versioni che continuano a creare allarme e preoccupazione tra gli abitanti di Casal di Principe al punto tale da rendere necessario l'intervento dell'Istituto superiore per la prevenzione dei rischi ambientali (Ispra) sollecitato dai prefetti di Caserta e Napoli. Ieri al Royal di Napoli la prima tavola rotonda tra il ministero dell'Ambiente rappresentato da Giuseppe D'Urso, la protezione civile con Agostino Miozzi, la Regione Campania con l'apporto tecnico di Pasquale Fontana, insieme con rappresentanti della Us-Navy e del Comune casalese, con Giacomo Letizia e Sara Di Caterino. L'obiettivo è fissare parametri di riferimento validi per tutti per arrivare a stabilire se l'acqua e il suolo casalese siano più o meno sani. I dati confrontati ieri oltre a rilevare la discrepanza delle versioni ha evidenziato riferimenti scientifici diversi. «Quelli italiani - spiega Letizia - si rifanno a quelli europei mentre quelli americani sono completamente diversi». Il primo riscontro si avrà tra meno di un mese. Il monitoraggio andrà avanti senza sosta. In autunno durante una prima fase dello studio denominato «1500-foot Step-Out investigation area», condotto dal «Naples Public Health Evaluation» (Phe) a tutela del personale militare e civile di stanza presso la base di Napoli, fu trovata la tetracloroetilene o Pce. Una sostanza chimica prodotta dall'uomo, ampiamente utilizzata per il lavaggio a secco e per lo sgrassamento dei metalli, che risultò presente sia in campioni di acqua del rubinetto che in campioni di gas del sottosuolo. Come contraltare ci fu l'Unità Operativa di Prevenzione Collettiva dell'Asl Ce2 che con accertamenti a campione fatti proprio nelle aree di via Vaticale, di Corso Dante, Piazza Villa e Corso Umberto I, decretò che gli americani avevano eseguito le analisi sull'acqua dei pozzi che a Casal di Principe sono abusivi. Una rassicurazione che non fu considerata sufficiente. Gli americani che avevano casa a Casal di Principe a novembre cominciarono a lasciare le prime undici abitazioni. A luglio altre 21. Chi sarebbe dovuto tornare non lo farà. Almeno fino a che non si riuscirà a capire con certezza se esistono pericolI per la salute umana. Per il sindaco casalese Cipriano Cristiano «Se gli americani non vogliono abitare più a Casal di Principe facciano pure ma giustificare questa intenzione tirando in ballo la non salubrità della nostra acqua non è affatto giusto». Per il Comando Militare se gli americani non tornano è solo per ragioni precauzionali. Le famiglie la cui partenza è prevista nei prossimi sei mesi per la conclusione del mandato, potranno scegliere se restare nelle stesse abitazioni o trasferirsi altrove. A integrare i controlli sarà anche il dipartimento di medicina e prevenzione della Federico II di Napoli, diretto da Maria Triassi. Lo studio coinvolgerà venti ricercatori e saranno fatti almeno sei prelievi al mese per non meno di cinque mesi, esaminate le condotte, la morfologia dei terreni, individuata la fonte da cui proviene l'acqua in uso a Casal di Principe e tutti i fattori che potrebbero creare pericolo per la salute dei cittadini.