«Punire chi ha inquinato Il governo parte civile»

26 agosto 2009 - Francesco Vastarella
Fonte: Il Mattino

«Sembravano gesti innaturali oltre che irresponsabili. Invece è una catena. Il governo non può stare e non starà a guardare».
Ministro Stefania Prestigiacomo, lei ha la responsabilità di Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare, che cosa intende fare?
«Episodi del genere hanno bisogno di risposte, di segnali forti, chiari, decisi. Senza alcuna esitazione».
La risposta immediata?
«Il governo si costituirà parte civile nel processo contro chi ha inquinato Capri, l’isola che tutto il mondo ci invidia. Chi ha provocato simili danni non può restare impunito. Di fronte a questo ennesimo episodio il governo non poteva non uscire allo scoperto. Anzi. Nei giorni scorsi ci eravamo già mossi».
Come?
«Quando si è saputo degli sversamenti di liquami in mare e poi del vetro scaricato sui fondali avevo subito dato mandato all’Avvocatura dello Stato di studiare i termini per la costituzione di parte civile al processo. Un gesto simbolico destinato ad assumere grande valore, sebbene non sia consuetudine da parte del governo costituirsi parte civile».
Un segnale che va anche alle altre responsabilità pubbliche e private nella tutela del patrimonio naturale e artistico?
«Sì, un richiamo all’attenzione, alla sorveglianza. Nello stesso tempo mi auguro che la magistratura faccia luce quanto prima sul fenomeno degli espurghi a Capri».
Ha dei sospetti?
«Lo scenario appare inquietante. Problemi strutturali, mancanza di infrastrutture, rete fognaria incompleta, non tutte le abitazioni collegate alle condotte. Una situazione favorevole per le infiltrazioni della criminalità».
Intende dire che ci sono gruppi che potrebbero tentare di accaparrarsi il business a danno dell’ambiente?
«Io non conosco la situazione nei dettagli. Ma da quel che apprendo, le condizioni potrebbero prestarsi a condizionamenti, a interessi illegali. Insomma, il sospetto aleggia. Mi auguro che la magistratura approfondisca la questione e quanto prima renda noti i fatti, mi riferisco a responsabilità recenti e passate, ad eventuali responsabilità pubbliche e private».
Basta la costituzione di parte civile al processo per mettere a posto la coscienza del governo?
«No».
E allora?
«A settembre in Parlamento sarà recepita la nuova direttiva Ue in materia ambientale. Ritengo che a una sana repressione si debba affiancare un pacchetto di sanzioni che siano dure e soprattutto certe. Chi inquina deve sapere, anzi, deve essere certo che non avrà scampo a causa del danno che ha provocato».
Pensa a una rivisitazione delle norme sui reati ambientali?
«Non è da escludere che alcuni reati da amministrativi passino a penali. È troppo diffusa l’idea che certi gesti sanzionabili dal punto di vista amministrativo siano facilmente superabili. Non può più essere così. Sono rimasta sconcertata quando l’anziano che scaricava vetro sui fondali ha risposto: io l’ho sempre fatto. In questo caso è colpevole chi ha tollerato e anche il vicino che ha girato lo sguardo dall’altra parte».
Si riferisce alla tolleranza degli amministratori locali?
«Non conosco la realtà amministrativa locale. Non vorrei esprimere giudizi. Tuttavia, se a Capri certe abitudini erano consolidate e nessuno è intervenuto, qualcosa non ha funzionato. Impossibile che sfuggissero a tutti certe anomalie».
Ritiene, dunque, che ci siano responsabilità degli amministratori?
«Non dico questo. Gli enti locali, Regioni in testa, hanno gli strumenti per la vigilanza e debbono usarli. Non servono commissioni e sovrastrutture. Poi, è mai possibile che neppure un cittadino abbia mai dato l’allarme quando venivano scaricati liquami e vetri in mare? I cittadini, ma anche chi da imprenditore ha attività pubbliche, devono sentirsi responsabili perché la natura è un patrimonio che appartiene a tutti. In particolare, se si tratta di gioielli come Capri e la Grotta Azzurra, che non vanno certo mummificati ma protetti, tutelati, valorizzati. Chi vede un vicino sfregiare l’ambiente ha il dovere di alzare la voce, di denunciare senza paura per rispondere a un dovere civico e di coscienza».
Come può essere alimentato questo senso civico della tutela ambientale?
«Manca troppo spesso il senso civico. Su questo fronte c’è un lavoro lungo da fare, ovvero un investimento in formazione e cultura con risultati a lungo termine. La coscienza ambientalista non può essere un fatto politico, basti pensare ai pochi risultati che con questo metodo sono stati raggiunti finora. La coscienza ambientale va formata».
Come?
«Nella scuola, prima di tutto. Con la collega Mariastella Gelmini abbiamo messo a punto un programma che nell’ambito dell’educazione alla cittadinanza formi anche una matura coscienza ambientale. I frutti non si vedranno subito, ma cresceranno e senza condizionamenti di natura politica o ideologica. I ragazzi delle scuole dovranno sapere che cosa è l’ambiente, il patrimonio artistico e archeologico ma anche le sanzioni, severe, che subiranno coloro che lo deturpano e lo sfregiano».
Lei ha appena incontrato il presidente della Repubblica Napolitano alla celebrazione della dichiarazione delle Dolomiti patrimonio mondiale dell’umanità. Si è parlato del caso Capri?
«È noto l’amore del presidente della Repubblica per Capri. Nessun accenno diretto nel suo discorso, che è stato imperniato su richiami all’orgoglio e alla responsabilità pubblica e dei cittadini nella tutela ambientale. Dal tono delle parole del presidente immagino avesse nel cuore e nei pensieri anche la sua amata Capri, Napoli, la Campania».

Powered by PhPeace 2.6.4