Schiuma e gas, chiusa la Grotta Azzurra
Capri. Non bastavano gli arresti. Non era sufficiente lo scandalo dei liquami sversati da terra, la storia incredibile della raccolta differenziata del vetro sui fondali marini. La storia infinita di questa estate caprese si arricchisce di un nuovo capitolo. Inquietente come quelli che l’hanno preceduto. Tocca ancora alla Grotta Azzurra. Il «male oscuro» è tornato. Come un fantasma è riemerso ieri mattina dalle profondità, trasformando l’acqua del mare in una sostanza opaca maleodorante. Una chiazza bianca e schiumosa. Probabilmente si tratta di cloro. I primi ad accorgersene sono stati - intorno alle 9,30 - tre barcaioli che erano entrati per i primi giri con i turisti. Hanno avvertito bruciore agli occhi e senso di nausea. Non era mai accaduto prima. L’allarme è scattato immediatamente. I primi a intervenire sono stati i carabinieri di Anacapri, che per consentire l’intervento dei tecnici dell’Arpa - l’agenzia regionale per la protezione ambientale della Campania - hanno chiuso l’accesso alla Grotta. Era solo l’inizio di una giornata convulsa, scandita da continui colpi di scena. Intanto, mentre i tre barcaioli venivano ricoverati all’ospedale Capilupi di Capri, iniziavano i prelievi dell’acqua.
L’assessore regionale all’Ambiente Walter Ganapini ha incontrato il direttore generale dell’Arpac, Gennaro Volpicelli, per fare il punto della situazione. A Marina Grande, intanto, la tensione saliva alle stelle. Insostenibile l’incubo di un nuovo colpo all’immagine dell’isola azzurra, in questo agosto da dimenticare. Completate le analisi, la Grotta intanto riapre. Un manipolo di barcaioli coraggiosi si lascia inghiottire dall’antro e ne esce vittorioso: «Vedete, l’acqua è pulita, ma quale inquinamento!». Scendono in campo anche i due primi cittadini. Dal palazzo comunale della piazzetta c’è chi grida al sabotaggio, chi al complotto. Ciro Lembo (Capri) e Francesco Cerrotta (Anacapri). Vogliono vederci chiaro in questa nuova vicenda. «Abbiamo incaricato un chimico di fare prelievi per conto del Comune - spiega Cerrotta - gli esami saranno pronti forse non prima di 48 ore, ma da una prima ricognizione non c’è nulla che possa dare adito a inquinamento e cattivi odori». Il consigliere comunale di Capri Roberto Russo ammette: «Siamo diventati vulnerabili. Ormai Capri è come un museo che custodisce inestimabili tesori in una edificio dalle pareti di cartapesta». L’ultimo episodio della Grotta Azzurra? «Credo sia frutto della bravata di qualche manigoldo - ragiona Russo - Quest’isola quintuplica d’estate il numero dei suoi residenti (7200, ndr) e questo porta una serie di inevitabili problemi. Nonostante tutto, qui a Capri, la camorra non ha mai messo piede».
Il caso vuole che in questa stessa giornata, in Tribunale, a Napoli, si sta celebrando la prima udienza del processo contro i due operai arrestati il 16 agosto con l’accusa di aver sversato nello specchio d’acqua prospiciente la Grotta Azzurra liquami da un furgone per gli espurghi. La notizia dell’acqua sporca arriva in aula, dove il pm Federico Bisceglia, in stretto coordinamento con il procuratore aggiunto Aldo De Chiara, dispone immediati accertamenti e una nuova delega d’indagine ai carabinieri. Increduli gli operatori turistici, a cominciare da Ciro Perrella, titolare del club Nettuno, stabilimento balneare che si trova proprio sopra la Grotta. «Qui - dice - abbiamo realizzato sforzi notevoli per preservare l’ambiente e incoraggiare il turismo. Ora speriamo che questo nuovo episodio non pregiudichi le nostre attività». Intanto la schiuma opaca sembra essersi dissolta. E, per un’ora, la Grotta riapre ai turisti. Ma il sogno dura poco. Perché - da Napoli - l’ammiraglio Domenico Picone, che comanda la Capitaneria di porto, firma un’ordinanza che vieta «fino a nuova disposizione l’accesso allo specchio di mare antistante la Grotta Azzurra per un raggio di venti metri dall’ingresso della stessa». Una misura ineccepibile. Almeno fino a quando non arriveranno i risultati delle analisi svolte dall’Arpac. Ora sono in tanti a chiedere che Capri non venga abbandonata a se stessa. Tra questi anche i consiglieri comunali di Napoli e Capri, Enzo Russo e Enrico Romano, sollecitano una conferenza di servizi per porre fine «allo sconcio di chi scarica a mare».