La ditta Ecology respinge l’accusa «Pulivano la pompa con acqua» Ma la Procura accelera l’indagine su veleni, scempi e regole violate

Capri sfregiata, i Comuni chiedono i danni

Le amministrazioni saranno parte civile. Oggi il processo ai due operai che sversavano liquami in mare
25 agosto 2009 - Giuseppe Crimaldi
Fonte: Il Mattino

L’appuntamento è per questa mattina in Tribunale, al Centro direzionale. Il caso del presunto inquinamento dello specchio di mare prospiciente la Grotta Azzurra arriva davanti ai giudici della sesta sezione penale. Trascorso il periodo richiesto dai difensori dei due imputati - che avevano chiesto i termini a difesa, per poter studiare meglio le carte del fascicolo - oggi inizia il processo che vede alla sbarra Salvatore Guerriero, di 28 anni, e il suo collega Salvatore Criscuolo, 52; i due dipendenti della «Ecology srl» - azienda specializzata nel prelievo e nel trasporto di rifiuti speciali - vennero arrestati dai carabinieri della stazione di Anacapri poco prima dell’alba del 16 agosto scorso. I militari guidati dal maresciallo Cristoforo Perilli li bloccarono mentre - questo emerge dall’atto di accusa - scaricavano da un costone in mare i liquami contenuti dal furgone di 5000 litri utilizzato per gli espurghi dai pozzi neri di alcune ville della zona. I due - che hanno respinto le accuse - si trovano agli arresti domiciliari. Nei loro confronti il pubblico ministero della sezione Ecologia, Federico Bisceglie ipotizza i reati di deturpamento di bellezze naturali ed illecito smaltimento di rifiuti fognari in zona sottoposta a vincolo ambientale e paesaggistico. Oggi in aula ci sarà anche l’avvocato Luigi Tuccillo, al quale i Comuni di Capri e di Anacapri hanno dato mandato chiedendo di avanzare richiesta di costituzione di parte civile. Sul punto deciderà il giudice. Respinge tutti gli addebiti anche la società «Ecology srl» di Castellammare di Stabia (assistita dall’avvocato Enrico Ranieri) difendendo l’operato dei suoi dipendenti: erano intenti solo a scaricare acqua dalla pompa del furgone, e non liquami, fanno sapere i vertici dell’azienda. I quali hanno anche nominato un proprio consulente tecnico d’ufficio. Insomma, si profila un vero e proprio braccio di ferro in aula tra accusa e difesa. Il tutto mentre prosegue l’inchiesta della Procura di Napoli sui presunti «veleni» di Capri. Un’indagine che sta allargando i propri confini, e che - presto - con la nomina di un perito nominato dai pubblici ministeri potrebbe riservare nuove sorprese anche in relazione ai dati finora acquisiti sulla qualità dell’acqua del mare. Non è escluso, poi, che nei prossimi giorni la Procura decida di fare un ulteriore passo, ascoltando in qualità di persone informate sui fatti alcuni protagonisti della vicenda. Un fatto è certo: da due episodi isolati (quello dello sversamento in mare dei liquami e quello culminato nell’arresto di un ristoratore che rompeva bottiglie di vetro sulle rocce, lasciando precipitare i cocci sui fondali marini) è emerso un quadro sul quale ora la magistratura inquirente vuole fare chiarezza.

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