Capri, i pm chiamano un superconsulente
Sarà una superperizia a dire l’ultima parola sul presunto «male oscuro» di Capri, a indicare cioè se i sospetti sull’inquinamento delle acque del mare - emersi alla luce dei due inquietanti episodi che hanno rischiato di offuscarne l’immagine di perla del Golfo di Napoli - siano fondati oppure no. Nelle prossime ore i magistrati titolari del fascicolo procederanno alla nomina di un consulente tecnico di ufficio che dovrà curare la raccolta di nuovi dati e svolgere nuove analisi sui campioni di acqua e di terra repertati nell’isola azzurra. Com’è già avvenuto a luglio nel caso dell’indagine sul depuratore di Cuma, i pubblici ministeri sono intenzionati ad affidare la superperizia ad un esperto di chiara fama. Si tratterà quasi sicuramente di un docente universitario proveniente da una regione diversa dalla Campania. I magistrati inquirenti vogliono fare chiarezza sul balletto di cifre e di dati finora acquisiti. Da un lato ci sono le analisi già eseguite dai tecnici dell’Arpac, dall’altro le denunce scaturite dai quattro arresti dei carabinieri di Capri e di Anacapri, che ricostruiscono gli abusi e lo sfregio ambientale commesso in situazioni diverse. Come previsto, insomma, l’inchiesta si allarga a macchia d’olio. Già, perché a questo punto il cosiddetto «dossier Capri» appare destinato ad arricchirsi di nuovi capitoli e ad ampliare il raggio degli orizzonti investigativi. La task force di magistrati voluta dal procuratore Giovandomenico Lepore e dall’aggiunto Aldo De Chiara - che della sezione Ecologia è il coordinatore - è composta da quattro pubblici ministeri: Antonio D’Alessio, Pasquale Ucci e Lucia Esposito, titolari delle indagini sul depuratore di Cuma; e Federico Bisceglie, al quale è stata invece assegnata l’inchiesta su Capri e Anacapri. Diverse - almeno per il momento - anche le ipotesi di reato per le quali si procede: disastro ambientale nel caso di Cuma, deturpamento di bellezze naturali e illecito smaltimento di rifiuti fognari in zona sottoposta a vincolo ambientale e paesaggistico per i gravi fatti addebitati ai due operai di una ditta di espurghi, nel caso dell’isola azzurra. E domani, in Tribunale, si celebrerà il processo a loro carico. Davanti al giudice Luigi Buono, della sesta sezione penale, compariranno Salvatore Guerriero e Salvatore Criscuolo: i due operai della «Ecology srl» di Castellammare di Stabia vennero arrestati dai carabinieri il 16 agosto mentre - secondo l’accusa - scaricavano in mare, dal costone che si trova sulla Grotta Azzurra, liquami fognari prelevati da alcuni pozzi neri di abitazioni nel territorio di Anacapri. I due indagati, come i responsabili della ditta per cui lavorano, respingono tutti gli addebiti. Ma torniamo alle indagini. Forti di una sentenza della Corte Costituzionale (emessa il primo agosto del 2008), che di fatto allarga i contorni nei quali si può configurare il reato di disatro ambientale, i magistrati inquirenti vogliono vederci chiaro rispetto ai molti sospetti emersi anche a Capri e Anacapri. Ovviamente per contestare un reato tanto grave c’è però bisogno di prove. Di qui la decisione di nominare un consulente tecnico e - se fosse necessario - di ripetere tutte le analisi già effettuate sulla qualità dell’acqua marina. L’inchiesta verificherà anche la tenuta delle condotte fognarie dei due Comuni dell’isola azzurra.