Lattine, plastica, rifiuti vergogna ai Faraglioni
Capri. Il serbatoio di benzina affiora galleggiando a mezz'acqua a poche decine di metri da Punta Capo. In un tratto di mare azzurro che è uno dei più trafficati da motoscafi, gommoni e natanti. Quel cubo arancione, perso chissà quando e da chi, equivale a una mina nascosta sottoterra: qualunque carena vi sbattesse contro, determinerebbe un'esplosione. Ma per fortuna arrivano prima i carabinieri a bordo della motovedetta 627, che incrocia tra Marina Grande e Marina Piccola nell'ambito dei consueti controlli che garantiscono quotidianamente la sicurezza in mare. Non c'è solo quel serbatoio dimenticato. Sparsi e sballottolati dai flutti marini sono visibili una cassettiera di poppa di plastica bianca dalla quale fuoriescono bottiglie di detersivi che lentamente stanno scaricando il loro contenuto schiumoso in mare; la corda di uno sci d'acqua, una scarpa, e poi un remo spezzato. L'intervento dei carabinieri dimostra come, in questa pazza estate da dimenticare, prevenzione e controlli siano quanto mai indispensabili. In mare come a terra. I militari a bordo della motovedetta, al comando del maresciallo Luca Sebastiano D'Aleo proseguono la caccia agli abusi, piccoli e grandi, minacce che sono sempre dietro l'angolo. Come tutti i sabati, le acque dell'isola azzurra sono particolarmente trafficate. In mare ci sono anche molti mezzi delle altre forze dell'ordine, Guardia di Finanza, Capitaneria di porto e polizia. La grande risorsa di Capri - il mare - è un tesoro da sorvegliare e custodire. E sempre il mare diventa un alleato formidabile per i tutori della legalità. Proprio grazie a un appostamento fatto in acqua i carabinieri della stazione di Capri (guidata dal maresciallo Michele Sansonne) sono riusciti a individuare il titolare del ristorante dei Bagni di Tiberio intento a fracassare bottiglie di vetro contro gli scogli, non lontano dallo stabilimento balneare. E ad arrestarlo. La traversata prosegue. Si punta verso i Faraglioni. All'ancora dello specchio di mare di Marina Piccola si contano decine e decine di imbarcazioni. Una accanto all'altra: fantasmagorici panfili che battono bandiera britannica, alcuni charter di lusso, ma anche molti gozzi e gommoni. È una giornata tutto sommato tranquilla, ma i rischi sono sempre dietro l'angolo. In agguato. Improvvisamente dall'arco del Faraglione si materializza una moto d'acqua. Sta commettendo due infrazioni gravi: sfreccia al di sotto della distanza di sicurezza dalla costa, in un tratto nel quale ci sono anche alcuni bagnanti; e naviga imbucando l'arco del Faraglione, dove nessuno potrebbe passare. Due le persone a bordo: un ragazzo e una ragazza. Vengono fermati e contravvenzionati. «Non sapevamo del divieto», provano a giustificarsi. Visti dal mare, i costoni dell'isola azzurra sono anche la prova più eloquente di quanto indifendibile siano Capri e Anacapri. Gole profonde e zone impervie dalle quali - almeno teoricamente - chiunque potrebbe continuare a perpetrare lo sfregio che la Procura di Napoli oggi contesta a due operai di una ditta di Castellammare di Stabia che il 16 agosto scorso - poco prima dell'alba - tentarono di disfarsi di un carico di liquami estratto da alcuni pozzi neri sversandolo nell'acqua del mare. Non lontano dalla Grotta Azzurra. È una lotta impari, quella che si combatte nel nome della legalità e del rispetto dell'ambiente. Ma è anche una lotta senza quartiere. I controlli si ripetono anche ad Anacapri, dove il maresciallo Perillo guida un manipolo di uomini ormai abituati a uscire anche a notte fonda per controllare e monitorare gli angoli di costa da proteggere. A caccia di chi svuota taniche in mare, di pescatori che agiscono in spregio delle più elementari norme di rispetto ambientale, di diportisti spericolati.