Truffe e scempi, l’isola dei sogni si sveglia con l’incubo ecomafia

Costa avvelenata più volte da gruppi organizzati, la Procura apre un’inchiesta
19 agosto 2009 - Giuseppe Crimaldi
Fonte: Il Mattino

Anacapri. Più che una bomba ecologica, è un attentato. Una coltellata al cuore di Capri. Alla sua immagine, al suo decoro e a suggestioni capaci di trasformare l’isola in calamita di turismo che non conosce crisi. Dei carichi di liquame sversati in mare dal costone che sovrasta la Grotta Azzurra fortunatamente non c’è più traccia. Le correnti hanno disperso l’ultimo attacco inflitto dall’uomo a un angolo di natura incontaminata. Ma la vergogna resta. Se non fosse per il viavai di motovedette e uomini in divisa che presidiano la zona, sembrerebbe una giornata come tante. «Sul mare luccica l’astro dargento...», intona il battelliere che con un colpo di remo scompare al di là della roccia, lasciando che la Grotta Azzurra ingoi l’ennesima carovana di turisti stipati nella barchetta di legno. Si usa così: canzoni della tradizione e occhi spalancati davanti allo scenario che incanta. Lo spettacolo deve continuare. Guai a far sapere, guai a ricordare che solo poche ore fa dallo strapiombo roccioso qualcuno sversava in acqua 5000 litri di residui fognari e altre porcherie prelevate dai pozzi neri di alberghi e ville. Doveva essere scritta anche questa pagina nera nell’orrida estate di Capri e Anacapri, che a malapena hanno digerito il black out di qualche giorno fa. Ci voleva anche questa. Adesso spunta anche il grande imbroglio dei rifiuti speciali, che invece di essere sottoposti - come prevede la legge - a rigoroso trattamento e smaltimento, venivano scaricati in mare. Non in un punto qualsiasi. Proprio davanti l’ingresso della Grotta Azzurra. È amaro il risveglio dell’isola che si scopre vulnerabile all’attacco ambientale. E, giustamente, c’è chi comincia a nutrire dubbi e perplessità sull’ipotesi che tutto possa ridursi alla bravata di due operai. La parola che nessuno vuole pronunciare, ma che prende corpo anche nell’ipotesi investigativa dei carabinieri della compagnia di Sorrento, diretta dal capitano Massimo De Bari e degli inquirenti della Procura di Napoli, è «ecomafia». Quante migliaia di litri di liquami sono stati sversati in mare nelle notti di luna caprese? Cinquemila? Diecimila? Centomila? E in quale cospicuo guadagno si è concretizzato questo traffico? Domande legittime. Che non trovano risposte precise. Ed ancora: com’è possibile che due operai, autonomamente, siano riusciti a eludere controlli di legge che prevedono una serrata trafila tra documenti di carico e scarico? «Siamo di fronte a un fatto gravissimo, che merita approfondimenti rigorosi», dichiara Aldo De Chiara, che coordina la sezione Ecologia della Procura di Napoli. Ieri mattina l’ex pretore d’assalto che dell’ambiente ha fatto una ragione di vita professionale si è messo subito in contatto con il collega Franco Greco, in questi giorni di turno come aggiunto in Procura. I primi adempimenti seguiti all’arresto - a cominciare dal sequestro del furgone della «Ecology» - sono stati firmati da un altro pubblico ministero di grande esperienza, il sostituto Vincenzo Piscitelli. Martedì, sempre a Capri, si terrà il processo per direttissima contro i due arrestati. Le indagini andranno avanti. A 360 gradi. Senza escludere, dunque, ed anzi cercando di verificare la presenza di una regia occulta: una longa manus che dello sversamento in mare dei liquami potrebbe aver fatto un business milionario. Si scaverà tra le pieghe di carte, certificazioni e documenti, per illuminare un cono d’ombra nel quale - chi può dirlo - potrebbe anche nascondersi la camorra. «Siamo di fronte a un episodio di inaudita gravità per il rischio della compromissione igienico-sanitaria e della balneabilità del mare, ma anche per l’immagine dell’isola di Capri». È il commento del generale Franco Mottola, comandante regionale dell’Arma dei carabinieri. «Dall’inizio della stagione - prosegue Mottola - con tutti i reparti dislocati sulla costa campana, che si sviluppa per oltre quattrocento chilometri, i carabinieri hanno denunciato più di 300 persone per reati connessi allo sversamento a mare». «Esterrefatto» per l’accaduto si dice anche l’assessore regionale all’Ambiente Walter Ganapini. «Non riesco a credere - dice al «Mattino» che vi siano persone ancora dedite ad uccidere la base della vita e dello sviluppo, che nel caso concreto si chiama turismo. Occorre reagire con estrema decisione e forza per contrastare questi atti delinquenziali». Insorgono tutti: il Comune di Anacapri, che anticipa di volersi costituire parte civile contro gli inquinatori; il senatore Raffaele Lauro, che invece sollecita la costituzione di una commissione tecnico-amministrativa per le isole del Golfo e per la Costiera sorrentina; si fa viva anche Legambiente, attraverso il suo presidente regionale Michele Buonomo: «Questo è un atto criminale, preoccupante ed inaudito». Nello specchio d’acqua turchese prospiciente la Grotta Azzurra, il richiamo del mare resta più forte di quello dei liquami. Business is business. Lo spettacolo deve continuare. Così, il corteo di stranieri, ignari, procede ininterrotto. Si fa la fila ma ne vale la pena. Ventuno euro e cinquanta per conquistare il passaggio delle meraviglie, tanto costa il biglietto. Dieci euro vanno ai «caronti» in motoscafo che ti traghettano da Marina Grande, sei per i battellieri e quattro e cinquanta finiscono nelle casse della Soprintendenza. Un prezzo ragionevole, tutto considerato. Liquami compresi.

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