Capri sfregiata, liquami sulla Grotta Azzurra
Capri. Scaricavano rifiuti fognari dinanzi alla Grotta Azzurra, la grotta più famosa del mondo, un patrimonio dell’umanità. Due operai, Salvatore Guerriero, di 28 anni, e Salvatore Criscuolo, di 52, dipendenti di una ditta di espurghi di Castellammare, sono stati scoperti dai carabinieri e sono finiti agli arresti domiciliari. L’incredibile episodio è accaduto ad Anacapri intorno alle tre del mattino, ed è stato scoperto grazie a un’intensa attività di monitoraggio del territorio messa in atto dai carabinieri della locale caserma con il comandante Cristoforo Perilli. L’andirivieni del pesante automezzo della società specializzata in servizi di espurgo fogne, trasporti e smaltimenti di rifiuti speciali di Castellammare aveva insospettito la pattuglia dei carabinieri che durante la notte presta servizio in quella zona dell’isola poco frequentata e lontana dal centro. Per questo è stato messo in piedi un servizio di pattugliamento con i militari in abiti civili per capire i motivi che spingevano i conducenti dell’automezzo a restare a lungo nella piazzola di posteggio deserta. L’appostamento è durato alcune ore e tra la sorpresa dei militari, intorno alle tre del mattino, i due operai hanno srotolato il lungo tubo di gomma allacciato all’autobotte e hanno cominciato a sversare in mare e sulla scogliera sottostante, proprio in una zona di notevole impatto ambientale e posta sotto tutela da vincoli paesaggistici. I due hanno creato in mare una maleodorante scia nerastra di liquami che durante il giorno erano stati espurgati dai pozzi neri di alcune abitazioni, esercizi pubblici, alberghi e stabilimenti balneari che non essendo allacciati alla rete fognaria dell’isola utilizzano ancora i pozzi neri e devono, necessariamente, ricorrere alle autobotti di espurgo. L’autobotte, capace di contenere cinquemila litri di materiale liquido, dopo aver effettuato il servizio di prelievo deve smaltire il suo contenuto in discariche autorizzate, attrezzate e convenzionate. I due operai hanno preferito sversare direttamente a mare. Le indagini dovranno ora appurare se si è trattato di un episodio isolato, o di un reato ambientale che veniva perpetrato da tempo. Infatti l’autobotte in queste ultime settimane è stata utilizzata da diverse strutture commerciali, case private, alberghi, stabilimenti balneari e negli ultimi venti giorni sarebbe arrivata sull’isola ben quattro volte. L’indagine ora riguarda gli atti amministrativi, fatture e documentazioni relative ai servizi effettuati, ed anche i verbali di imbarco e di sbarco attraverso l’analisi dei quali dovrà essere appurata la veridicità delle dichiarazioni rese, così come gli importi che vengono pagati dagli utenti: 1600 euro per intervento, e che riguardano le spese di espurgo e di trasporto via mare e verso le discariche autorizzate in terraferma che smaltiscono i liquami prelevati sull’isola. I due operai sono agli arresti domiciliari in attesa del processo nei loro confronti che è stato fissato per martedì 25 agosto. Intanto l’amministrazione comunale ha dichiarato la volontà di costituirsi parte civile in giudizio, non solo a tutela dell’immagine ma anche sotto il profilo della tutela igienico sanitaria dei bagnanti.