«Acqua, gli americani vanno via per altro»
«Basta con gli allarmismi. Se gli americani vogliono andare via è bene che dicano la vera ragione». La reazione del sindaco di Casal di Principe, Cipriano Cristiano, all’ordine del Comando militare della Marina americana per ventuno famiglie di marines di lasciare le abitazioni casalesi, non conosce mezzi termini. «È quasi un anno - dice Cristiano - che continuano a dichiarare che l’acqua casalese è inquinata al punto da creare rischi alla salute dei loro ufficiali ma i rilievi dell’Asl e dell’Arpac ribadiscono l’esatto contrario. Io stesso, assumendomi la responsabilità personale di quanto affermo, dico che l’acqua di Casal di Principe è potabile». I controlli dell’azienda sanitaria hanno cadenza mensile. La convenzione stipulata con il Secondo Policlinico della Federico II di Napoli assicurerà, con la responsabile del dipartimento di medicina e prevenzione Maria Triassi, sei prelievi al mese per cinque mesi. «Non voglio discutere la professionalità dei tecnici americani perché a questo già ci pensano le indagini dei nostri esperti - continua il sindaco - ma mi lascia interdetto la modalità con la quale gli americani stanno agendo. Se davvero esiste un problema di inquinamento della nostra acqua mi sarei aspettato, in base ai criteri di correttezza e solidarietà civile, di essere contattato dai responsabili, di avere tutte le spiegazioni possibili e di trovare insieme una soluzione. Quel che è avvenuto è invece tutt’altra cosa». Nell’autunno scorso 17 famiglie furono invitate a lasciare Casal di Principe per trasferirsi nella base Us Navy di Gricignano. La notizia il sindaco l’apprese dai giornali. Dopo le prime indagini eseguite dal «Navy and Marine Corps Public Health Cente» della Virgina si parlò della presenza nell’acqua casalese di altissimi livelli di «componenti organiche volatili, bioprodotti presumibilmente derivanti da solventi industriali». L’allarme fu generale e fino al punto da far nascere la necessità di una sorta di unità di crisi negli uffici della prefettura di Caserta con la convocazione di un tavolo tecnico e con verifiche incrociate. «Ci siamo resi disponibili a offrire tutte le rassicurazioni e tutte sulla base di analisi chimico scientifiche, chiedendo appuntamenti ed incontri ma ora non posso più tollerare - aggiunge - che si continui a ingenerare paura e timore nei miei concittadini. A Casal di Principe ci abitano ventiduemila persone e se l’acqua fosse veramente così inquinata a rischio non sarebbero solo gli americani. In pericolo ci sarebbero non diciassette e neppure ventuno ma ben settemila famiglie di casalesi e nessuno potrebbe mai consentirlo». «La verità è invece un’altra - incalza il primo cittadino - ed è arrivato il momento di dirla. Vogliono andare via perché ritengono che Casal di Principe sia un covo di soli criminali? Vogliono criminalizzarci tutti? Vogliono lasciare le case dei casalesi perché non sono più gradite? Qualsiasi sia la causa della faccenda che la dicessero senza creare terrorismo psicologico». Per Cristiano la questione si è fatta seria. Pensare che alla base di tutto ci sia pure il problema degli affitti non controllati vuol dire d’altronde tener conto della storia recente. Quella che ha scoperto contratti di locazione pagati a Giovanna Baldascino prestanome del camorrista Giuseppe Setola del gruppo bidognettiano e autore della stagione stragista dell’ultimo anno tra il casalese e la domiziana. Anche su questo Cristiano aveva garantito clausole vincolanti. Se gli americani vanno via, allo smacco all’immagine vanno aggiunte le diverse migliaia di euro perse, considerato che in media ogni famiglia dei marines paga dai mille ai duemila euro di fitto al mese.