«Ecoballe, un disastro perfino dal satellite»
Si affidano al satellite per ribadire la gravità del quadro indiziario, la consistenza delle accuse mosse dalla Procura. Si affidano al più importante motore di ricerca del web, per sottolineare le «disastrose conseguenze» della gestione di impianti di cdr e dell’atteggiamento di commissari e collaudatori negli anni della grande crisi dell’emergenza rifiuti. Cento giorni dopo gli arresti domiciliari (tutte le misure cautelari sono state revocate per cessate esigenze), ecco le motivazioni del Riesame. Decima sezione - Maria Rosaria Cosentino, Michele Mazzeo, Francesco Pellecchia - impietoso il ragionamento fatto sui professionisti (per lo più docenti universitari, consulenti e manager) chiamati a collaudare gli impianti che avrebbero dovuto ricavare energia dal rifiuto indifferenziato. Sotto inchiesta, tra gli altri, il presidente della provincia di Benevento Aniello Cimitile e l’ex subcommissario Claudio De Biasio (per lui revocati i domiciliari, resta l’obbligo di dimora nel comune di residenza), accusati di non aver segnalato inadempienze nella fase di collaudo degli impianti di Cdr, favorendo lo stoccaggio di tonnellate di rifiuti. Spiegano i giudici: «Se gli indagati avessero svolto per bene il proprio lavoro, si sarebbe intervenuto sul piano amministrativo, applicando le regole contrattuali fissate per evitare di giungere a una situazione di emergenza siffatta. D’altronde - insiste il Riesame - una semplice visione attraverso la rete informatica ed il motore di google earth consente di visualizzare le vaste impressionanti aree della regione interessate dai depositi di ecoballe (prodotti non corrispondenti al contratto), veri e propri mostri ingombranti, sicura causa di inquinamento ambientale della falda, del territorio, dell’atmosfera, causa di maleodore e conseguenze tossiche e sanitarie». Prospettiva respinta dai difensori. Claudio Botti, difensore di Cimitile, spiega: «Il Riesame incorre nello stesso equivoco del gip. È assurdo attribuire la responsabilità di un disastro di simili proporzioni a professionisti coinvolti per un ruolto tanto circoscritto come un collaudo tecnico-amministrativo». Un’inchiesta complessa, firmata dai pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, e dall’aggiunto Aldo De Chiara, criticata da parti della società civile per la decisione del gip Aldo Esposito di mandare ai domiciliari professionisti non più giovanissimi, a distanza di anni da accuse tutte da dimostrare e in presenza di ipotesi comunque «coperte da indulto». Ma il Riesame confermare le conclusioni del gip: «Questo collegio dubita sulla possibilità di concedere in futuro le attenuanti generiche (pur in condizione di incensuratezza)». Ma era giusto imporre i domiciliari per falso ideologico? Il Riesame non ha dubbi: «Le gravi irregolarità perpetrate, la volontaria omissione di doverosa attività di controllo e di verifica sono riconducibili a una facile propensione a rendersi disponibili a piegare il proprio ufficio a condotte contrassegnate da mendacio, in netto stridore con i doveri di correttezza, imparzialità, vigilanza e onestà». Il Riesame si dilunga sul tema dell’indulto, che renderebbe inefficace una condanna fino a tre anni di reclusione: una soluzione improbabile? «La gravità delle condotte per cui si procede non può degradarsi a un comune falso bagattellare, che significherebbe sminuire e trascurare la profonda portata dei reati in questione (...), l’improntitudine degli illeciti, la pervicace messa a disposizione di interssi estranei a quelli della collettività». Poi i giudici ricordano che lo stoccaggio delle ecoballe inquina «vasti e fertili territori della nostra regione»; citano il percolato che produce «un disastro ambientale annunciato», fino «all’inquinamento della falda acquifera», vengono citate le indagini parallele sulla Resit e finanche il «grave danno economico» per le casse dello Stato, fino a ricordare che esisteva un’alternativa valida alla mancanza di segnalazioni delle inadempienze del gruppo Impregilo: «Il legislatore ha stanziato diversi milioni di euro che il Commissariato avrebbe potuto utilizzare in caaso di inadempienza dei soggetti affidatari, per provvedere a una via sostitutiva».