Tre le strutture sequestrate: Nephrocare in via Aversano Nefrodisal in via Irno e Kidney in via Liguori

Rifiuti nelle fogne, sigilli a tre centri dialisi

Acque reflue scaricate senza autorizzazione. La legge: devono essere depurate, pericolo di infezioni
28 luglio 2009 - Petronilla Carillo
Fonte: Il Mattino Salerno

Immettevano i rifiuti derivanti dal trattamento dialitico direttamente nelle fogne senza sottoporli a depurazione. Per questo motivo i carabinieri del Noe (diretti dal luogotenente Recchimuzzi e dal maresciallo Vigliotti) hanno denunciato il legale rappresentante di una società alla quale fanno capo tre diversi ambulatori di nefrologia ed emodialisi a Salerno. I tre centri sono stati sottoposti a sequestro e per ciascuno è scattata una denuncia penale nei confronti dell’amministratore, Il reato: aver scaricato nelle rete fognaria comunale acque reflue industriali in assenza di autorizzazione. L’autorità giudiziaria ha però disposto che le prestazioni sanitarie non venissero sospese. Intanto sono state impartite (in collaborazione con il responsabile tecnico del centro di responsabilità ambientale della Provincia) delle prescrizioni per l’adeguamento degli impianti. Si tratta dei centri salernitani «Kidney» in via Liguori, «Nephrocare» in via Nicola Aversano e «Nefrodisal» in via Irno. Secondo quanto appurato dai militari del Noe, i tre ambulatori non aveva l’autorizzazione allo scarico nelle fogne che deve essere rilasciata dall’Ato su parere della società di gestione dei sistemi di depurazione (Siis). Lo sversamento dei rifiuti speciali è dunque totalmente abusivo. Secondo quanto stabilisce la legge, difatti, questa particolare tipologia di rifiuti deve essere depurata dal momento che contiene tossine prodotte dal sangue umano che sono tossiche. Si sottopongono a dialisi anche pazienti con patologie infettive, come epatite e hiv. E non solo. Se si considera che le apparecchiature di emodialisi vengono disinfettate con un acido molto potente, si comprende bene che anche questi rifiuti vanno ben trattati. Si tratta del Puristeril 340, che rientra nella categoria dei rifiuti speciali pericolosi: in quanto tale, dunque, deve essere smaltito secondo precise prescrizioni e in luoghi autorizzati. L’indagine dei carabinieri del Nucleo ecologico che ha portato ai provvedimenti di ieri, sono partite lo scorso maggio: già allora i militari verificarono che le quantità sversate in maniera illecita della sostanza utilizzata per disinfettare i macchinari erano ingenti, in quanto la pulitura viene effettuata dopo ogni trattamento e le sostanze impiegate dovrebbero essere smaltite con una serie di precauzioni proprio per evitare infezioni. C’è però anche un problema di carattere burocratico che consente di poter aggirare facilmente la legge. Ovvero: la mancata individuazione di un preciso organo di controllo. L’Ato, difatti, concede le autorizzazione previo parere del Siis. I tecnici dell’impianto di depurazione, dal canto loro, concedono il via libera solo che i sistemi di depurazione dei centri sono compatibili con l’impianto gestito. Ma, superato questo step, c’è un altro intoppo: i controlli a campione delle acque reflue. Una prerogativa che viene riconosciuta all’Ato ma che, di fatto, dovrebbe essere di competenza del Siis. L’Ato, difatti, si limita a controllare il rispetto dei parametri di legge mentre i tecnici dell’impianto di depurazione (qualora la competenza passasse a loro per legge) potrebbero incidere proprio sulle condotte fuorilegge e lavorare sui sistemi di cattiva depurazione dei centri. Se i tre centri avessero sversato regolarmente, secondo i tecnici del Siis, sarebbe stato molto semplice individuare l’illecito. Forse, dunque, potrebbero essersi serviti di canali fognari non regolari.

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