Imprese del cemento energia dai rifiuti Cdr
Rifiuti da bruciare, al posto di carbone e petrolio, per fornire energia alle industrie del cemento. Si apre in Campania un nuovo scenario sul fronte dello smaltimento dei rifiuti, grazie all'accordo firmato ieri mattina dall'assessore regionale all'Ambiente, Walter Ganapini, e dal direttore generale dell'Associazione italiana tecnico economica cemento (Aitec), Francesco Curcio. «Una scelta strategica», la definisce Ganapini, che porterà almeno due benefici. Primo, la frazione combustibile dei rifiuti urbani, prodotta negli impianti di Cdr, entrerà nel circuito industriale. E i rifiuti, anziché un problema, diventeranno una risorsa. Secondo, le cementerie potranno risparmiare sui costi del combustibile per alimentare i propri forni e diventare più competitive sul mercato. I rifiuti infatti, anche se correttamente trattati, costano meno di carbone e petrolio, normalmente usati dalle aziende del settore. Fuori dal protocollo d'intesa, gli accordi economici. Il prezzo della nuova «risorsa» sarà stabilito dal mercato, dall'incontro tra le esigenze di chi deve smaltire e chi deve acquistare combustibile. In Campania sono tre le aziende interessate: l'Italcementi di Pontecagnano, nel salernitano, e la Cementir e la Moccia di Maddaloni, nel casertano. «Con questa intesa - dice Ganapini - ci muoviamo nell'interesse generale, individuando misure finalizzate alla tutela e alla salvaguardia dell'ambiente e della salute dei cittadini. Il nuovo sistema, nella cornice del protocollo di Kyoto, ci consente di evitare ulteriori emissioni, oltre quelle che producono normalmente le cementerie». Una differenza non da poco con gli inceneritori, «che producono emissioni addizionali». Obiettivo regionale: centomila tonnellate l'anno da bruciare, con «una delle migliori tecniche disponibili per il settore», spiega Curcio. «In Italia solo il 6 per cento dell'energia deriva dalla combustione di rifiuti, mentre in Germania si attesta al 50 per cento e in Olanda si va oltre il 75 per cento. Eppure molti sono i vantaggi: per l'industria del cemento, una diminuzione della dipendenza da combustibili fossili, per il territorio, un minor ricorso alle discariche, la riduzione di emissione di Co2 e la tracciabilità dei rifiuti stessi». Nei forni delle cementerie possono bruciare solo rifiuti «puliti», non certo le ecoballe finite nell'inchiesta «Rompiballe». Per smaltire queste ultime, la Regione sta facendo pressing su Enel ed Eni. Intanto dal Regno Unito è giunta l'offerta di una grande compagnia interessata ad acquistare 200 mila tonnellate di ecoballe l'anno, per 10 anni, da utilizzare come combustibile. Ma, anche in questo caso, «le balle richieste - dice Ganapini - devono essere davvero ecologiche».