Smaltimento rifiuti, i Pescatore nei guai
Traffico, smaltimento illecito di rifiuti pericolosi, abusivismo edilizio: sono i reati contestati a quattro persone, appartenenti allo stesso nucleo familiare noto in città ed in provincia, finite agli arresti domiciliari. Si tratta di Emiliano, Gennaro e Carmine Pescatore, e di Lidia Valentino. L'inchiesta, che ha portato alle quattro ordinanze di custodia cautelare, è stata condotta dalla Procura della Repubblica di Napoli, che dallo scorso anno ha competenza su tutte le questioni riguardanti lo smaltimento dei rifiuti in Campania. Il bilancio dell'operazione parla, inoltre, del sequestro di un'azienda agricola di Avellino, di una parte di una struttura ubicata in contrada Chiaire, nonchè del sequestro preventivo di 150 animali che vi erano ricoverati. Ad agire sono stati gli agenti del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale di Avellino del Corpo Forestale dello Stato, diretti dal vice questore aggiunto Maria Dolores Curto, con la collaborazione del personale del Comando Provinciale, dopo l'ordinanza emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli in sede collegiale. Le prime indagini svolte dal Corpo Forestale iniziarono nel 2006 per vicende avvenute tra il 2001 e il 2007. Indagini che, com’è detto in un comunicato della Procura di Napoli, si conclusero con venticinque denunce a piede libero per il reato di smaltimento di rifiuti pericolosi, costituiti da traversine ferroviarie impregnate di creosoto (dichiarate cancerogene dal 2002) e il sequestro di numerosi siti adibiti a discarica abusiva di rifiuti pericolosi nei territori di Avellino, Montoro Superiore, Contrada, Aiello del Sabato e di oltre mille traversine. Gli uomini del Nucleo Investigativo della Forestale hanno accertato che «oltre a trecentomila euro di ingiusto profitto, derivante dall'illecito smaltimento delle traversine, circa tremila erano state impiegate nelle aree sequestrate, per la sistemazione dei terreni e per la realizzazione di stalle per il ricovero di centocinquanta animali, violando anche, in tal modo, la normativa urbanistico-edilizia». Ed ancora, in una nota della Procura di Napoli, a firma del procuratore capo Giovandomenico Lepore, si legge: «La stessa azienda agricola era divenuta in realtà una discarica di rifiuti pericolosi, consistenti in traversine ferroviarie impregnate di creosoto, centinaia di pali telegrafici dismessi, numerose lastre di eternit contenenti amianto, con conseguente pericolo per la salute pubblica e l'ambiente». L’operazione di sequestro fa riferimento, in particolare, alle intervenute modifiche del decreto legge che nel 2001 consentiva l’utilizzo delle traversine ferroviarie dismesse considerandole non pericolose se usate per recinzioni, per maneggi e terreni da delimitare, e dal primo gennaio 2002 le classificava come materiale rientrante fra le categorie inquinanti. L’azienda irpina acquistò con appalto pubblico dalla «Bagnoli Spa», società pubblica dell’ex Italsider, le traversine, già sottoposte a controlli dalla ditta napoletana e risultate in regola; mentre i pali dismessi dalla Telecom li ottenne a trattativa privata con la «Castaldo legnami». Si concentra su questo aspetto la linea difensiva degli indagati (sostenuti dagli avvocati Nicola De Filippo, Antonio Tomeo, Dalia Ferraioli), oltre che sull’esito di due sentenze del tribunale di Avellino che aveva assolto gli indagati da procedimenti penali specifici. I difensori sono pronti a dare battaglia. «Già abbiamo fatto ricorso al tribunale del Riesame - afferma l’avvocato Nicola De Filippo - e riteniamo, anche sulla scorta di pareri già intervenuti del Ministero dell’Ambiente e della Salute di poter chiarire in pieno la posizione dei nostri assistiti. Il decreto del 17 aprile 2003 ci sembra eloquente: nelle more di una norma a cavallo alquanto tortuosa, l’utilizzo delle traversine era consentito in zone agricole per recinzioni, opere di carpenteria e altro, e le vietava come legna da ardere».