Le aziende nel centro antico All’esterno create vasche che emanavano fumi nauseabondi e inquinanti

Scarichi nelle fogne, concerie sequestrate

Nuovo blitz dei Carabinieri a Solofra. Scoperti anche lavoratori in nero, due si danno alla fuga
13 luglio 2009 - Pietro Montone
Fonte: Il Mattino Salerno

Solofra. Scaricavano i reflui della concia direttamente nelle fogne. I Carabinieri effettuano Nuovi controlli dei nel polo solofrano e scattano altri sequestri. Due le aziende bloccate che, oltre a non rispettare la normativa antinquinamento, avevano alle loro dipendenze anche operai in nero. A condurre le ispezioni è giunto a Solofra anche il nucleo operativo ecologico di Salerno. Le due aziende finite sotto sequestro si trovano a via Toro Sottano, a pochi passi dal centro cittadino. Proprio per questo i Carabinieri che stavano effettuando il controllo sono rimasti senza parole nel constatare l’assurdo e, ovviamente, illegale modo di smaltire i rifiuti provenienti dall’attività di concia della pelle. I liquami prodotti dalla lavorazione nei bottai, infatti, andavano per la maggior parte a finire direttamente nell’impianto fognario pubblico. In più, all’esterno dello stabilimento erano state create delle vere e proprie vasche di stoccaggio, che emanavano olezzi nauseabondi. Il tutto in aperto contrasto con le varie ordinanze che il sindaco di Solofra, Antonio Guarino, ha emesso a riguardo negli ultimi mesi. Ciò, oltre a costituire un gravissimo episodio di inquinamento ambientale, tra l’altro in pieno centro città, è stato il fondamento su cui i carabinieri di Solofra, agli ordini del maresciallo Giuseppe Friscuolo, hanno deferito in stato di libertà i due imprenditori solofrani e apposto i sigilli ai due stabilimenti. Durante il blitz sono stati scoperti anche tre lavoratori irregolari. Quando sono giunti in via Toro Sottono i Carabinieri hanno trovato le aziende in piena attività produttiva. Alla vista degli uomini dell’arma due operai sono fuggiti a gambe levate, tanto che i militari hanno dovuto rincorrerli. Sono stati bloccati poco lontano dallo stabilimento conciario. Il motivo della fuga era semplicissimo: il primo lavoratore percepiva una pensione per anzianità e quindi non avrebbe potuto essere assunto; l’altro era in mobilità dall’ottobre 2008. La terza lavoratrice in nero percepiva anche lei un’altra indennità per disoccupazione. Situazioni completamente irregolari, come le tante altre emerse in questi mesi di intensi controlli che hanno portato al sequestro di oltre venti aziende dall’inizio dell’anno. Manodopera irregolare, quindi, così come denunciano da mesi le stesse organizzazioni sindacali di settore. Terminata la fase dei controlli ai lavoratori, i militari dell’arma sono passati all’esame delle autorizzazioni a esercitare l’attività lavorativa. Anche in questo caso le cose non sono andate molto bene per i due imprenditori: mancava infatti la prevista autorizzazione ambientale per l’emissione dei fumi nell’atmosfera, l’autorizzazione sanitaria, il certificato di prevenzione incendi relativo al capannone e, soprattutto, erano state violate moltissime delle prescrizioni della legge sulla sicurezza sui luoghi di lavoro. Non solo. Come sempre più spesso accertato, non era mai stata fatta l’istruzione del personale, né la prevista visita medica, né era mai stato individuato il responsabile antinfortunistica o tanto meno redatto il documento di valutazione dei rischi derivanti dall’attività produttiva. Ignorata quindi, del tutto la legge 626 e le normative successive sulla sicurezza sui luoghi di lavoro. Anche questa, purtroppo come dimostrano gli aridi dati emersi dalle ispezioni portate avanti dai carabinieri, una triste costante in un periodo dove purtroppo non sono mancati neanche gli infortuni sul lavoro.

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