Le richieste: per Pescatore due anni e confisca del sito Sei mesi per Sbrescia, nove per tutti gli altri

«Otto condanne per il rogo dei rifiuti all’Irm»

Dura requisitoria del sostituto Tufano: lì c’era una bomba ecologica. La sentenza attesa per ottobre
10 luglio 2009 - Alfonso Parziale
Fonte: Il Mattino Avellino

Rogo Irm, ieri il giorno della richiesta delle condanne da parte del Pubblico Ministero per gli otto imputati. Durissima la requisitoria pronunciata in aula dal Pm della Procura del Repubblica di Avellino, Raffaele Tufano, che per oltre due ore ha ricostruito quanto accadde lo scorso 22 gennaio del 2005 quando un rogo spaventoso e durato più di 24 ore mandò in fumo migliaia di tonnellate di rifiuti stipati nel sito della Irm-Pescatore Srl in località Piano di Manocalzati costringendo decine di famiglie ad abbandonare la propria casa. Una requisitoria che ha riacceso per un giorno i riflettori su una delle vicende più sconvolgenti dal punto di vista ambientale che l'Irpinia abbia mai vissuto. Le richieste di condanna vanno dai sei mesi di reclusione fino ad un massimo di due anni, con la richiesta inoltre di confisca del'intero sito di Manocalzati. Sul banco degli imputati otto persone: l'ex commissario prefettizio al Comune di Avellino, Raffaele Sbrescia, il legale rappresentante dell'Irm Emiliano Pescatore, i dirigenti del Comune di Avellino Luigi Masi, Giovanni Iannaccone e Francesco Tizzani, il vice sindaco di Mercogliano Massimiliano Carullo con il dirigente Giuseppe Pescatore, ed infine il funzionario regionale per l'emergenza rifiuti Mario Lupacchini. Per tutti l'accusa è di incendio doloso, mancate autorizzazioni e verifiche su quanto stava accadendo alla Irm, dove nell'estate 2004, per fronteggiare l'emergenza rifiuti nel comune capoluogo, furono stoccate 7.800 tonnellate di rifiuti a fronte di 3.335 tonnellate, «con un raddoppio - ha spiegato il Pm - delle quantità e della volumetria dei conferimenti che il capannone potesse ricevere andando a dar vita ad un potenziale devastante». Per la pubblica accusa «fu creata una bomba ecologica, una discarica abusiva a tutti gli effetti priva di autorizzazioni e non dotata di un adeguato sistema antincendio», senza preoccuparsi dei possibili danni derivanti per la salute e i pericoli per l'incolumità pubblica e le falde acquifere. Un conferimento «sine die» con gli amministratori e i dirigenti degli enti «gravemente responsabili», secondo il Pm, di non essersi preoccupati di far adottare le necessarie cautele. «Tutto è stato fatto con estrema superficialità ed approssimazione», ha tuonato in aula il pubblico ministero che ha chiesto per il legale rappresentante dell'Irm, Emiliano Pescatore, la condanna a 2 anni di reclusione e la confisca dell'azienda di Manocalzati. Per l'ex commissario prefettizio al Comune di Avellino, Raffaele Sbrescia, la richiesta è di sei mesi di reclusione mentre per tutti gli altri sei imputati è di 9 mesi. Soddisfazione al termine della requisitoria è stata espressa dagli avvocati di parte civile, De Benedetto e Colella: «Sono corrette le richieste di condanna e anche di confisca dell'area. Apprezziamo la completezza e la puntualità della requisitoria». Ora prossima tappa l'udienza del 20 ottobre, nella quale dinanzi al giudice Ceccarelli interverranno le parti civili e il collegio difensivo composto dagli avvocati Preziosi, Mastrogiovanni, Benigni, Di Filippo, Nugnes, Castelluccio e D'Anna, prima della sentenza di primo grado.

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