Arriva "Biutiful cauntri" l'Italia dei rifiuti

3 marzo 2008
Fonte: La Stampa

Un’emergenza rifiuti che, a poco a poco, è diventata un’emergenza credibilità. Ma anche un’emergenza che, in realtà, non può nemmeno definirsi tale visto che dura da ben quattordici anni, da quando, nel 1994, la Regione Campania venne commissariata per un «emergenza rifiuti« che, si disse, sarebbe dovuta durare dieci mesi. A raccontarla nelle sale (20) sarà, da venerdì 7 marzo, “Biutiful cauntri”, il documentario firmato da Esmeralda Calabria, Andrea D’Ambrosio e Peppe Ruggiero, prodotto da Lionello Cerri per Lumiere & Co. e presentato al 25mo Torino Film Festival.

Un documentario che, spiegano gli autori, è nato da una domanda: «Ci siamo chiesti come sia possibile che nel 2007, in Italia, si possa vivere così. E abbiamo cercato di raccontare in qualche modo il problema dei rifiuti, partendo da Acerra, Qualiano, Giugliano, Villaricca, comuni a 25 km da Napoli». Il racconto, neanche a dirlo, è un pugno nello stomaco: non tanto per i cumuli di immondizia accatastati e bruciati lungo le strade o per le discariche abusive che nessuno sembra avere davvero interesse a chiudere ma per il racconto dei contadini e dei pastori. Che sbattono in faccia, senza mezzi termini, la verità anche a chi si ostina a credere, o finge di farlo, che il problema dei rifiuti sia chiuso dentro i confini della Campania: quella spazzatura, quei rifiuti tossici sono un problema di tutti noi, che arriva ogni giorno nelle nostre case non solo con le immagini dei telegiornali ma dentro i pomodori, le albicocche, le fragole, il latte e la mozzarella di bufala che mettiamo a tavola.

Impossibile chiudere gli occhi davanti alle pecore, trasformate in bidoni tossici ambulanti, che si spengono a poco a poco a causa della diossina; ai pastori che fanno la conta dei cadaveri e degli animali superstiti che verranno abbattuti come se, eliminare le pecore contaminate, eliminasse anche la diossina; ai contadini che, dopo avere coltivato per mesi le fragole, distruggono le piante con il trattore perchè non hanno il coraggio di vendere al mercato frutta contaminata; a uomini come Raffaele Del Giudice, educatore ambientale che si batte, urla e strepita perchè questa emergenza venga affrontata e risolta una volta per tutte perchè, come spiegano gli autori di “Biutiful Cauntri”, «i rifiuti della Campania altro non sono che la metafora della pattumiera morale e culturale che è diventato il Paese» e perchè non risolvere il problema rappresenta un fallimento di un intero sistema politico.

Certo, il documentario non fa nomi e cognomi («Non sta a noi farlo, esiste la magistratura e le inchieste, c’è un mondo più strutturato e complesso di noi che deve farlo»), a parte quello di Fibe Impregilo (la societ5 che, nel 2000, si è aggiudicata l’appalto per lo smaltimento dei rifiuti e che, nonostante tutto, in nome dell’emergenza, continua a gestirlo) e pochi altri, ma non è facile leggere dietro a questa Chernobyl tutta italiana che sta facendo più morti di qualsiasi altro traffico della criminalità organizzata e che sta trasformando la Campania nella pattumiera di grandi imprese del centro-nord, le mani di un’imprenditoria e di una politica criminali e di una camorra che, con il traffico dello smaltimento dei rifiuti, ha scoperto la gallina dalle uova d’oro.

“Biutiful cauntri” non offre soluzioni ma a farlo ci pensa Raffaele Del Giudice: «Nel piano del commissario straordinario Di Gennaro c’è la road map per cercare i buchi in cui mettere la spazzatura che va tolta dalle strade. Ma il vero problema è trovare e concertare con la gente le tre enormi discariche necessarie. Non è vero che la gente protesta perchè non vuole le discariche, protesta perchè le vuole fatte bene. Il problema è che si è rotto il rapporto di fiducia con le istituzioni, la gente non crede più a nessuno. Prima dell’emergenza rifiuti va risolta quella della credibilità. Non si capisce perchè si debba interrompere la raccolta differenziata per mancanza di camion visto che quelli sono gli unici rifiuti che puoi scaricare tutti i giorni. E vanno chiusi gli impianti di cdr, è inutile continuare a produrre ecoballe che, poi, non si sa dove mettere. Così come vanno costruiti impianti di compostaggio».

Del Giudice non ci sta al luogo comune dei napoletano rassegnati a vivere con la spazzatura sotto le finestre: «Da soli siamo fili di paglia ma, insieme, possiamo fare una corda. Anche perchè, quando arriva la solidarietà nazionale, anche la camorra fa un passo indietro, ti dà meno fastidio. Noi siamo gente tenace: volevamo intitolare il nostro V Circolo didattico a Peppino Impastato. Dopo due anni e mezzo ci hanno detto che erano andate perse le carte. E allora, in attesa dei permessi che alla fine sono arrivati, lo abbiamo chiamato “Quasi Peppino Impastato” ».

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