Le «ecobelle»
Da oggi le ecoballe non a norma che a milioni si accumulano nei siti della Campania diventano a norma, e cominciano a rotolare — sia pur teoricamente, perché il costruendo termovalorizzatore non è in grado al momento di termovalorizzare alcunché — verso Acerra: è bastata un’ordinanza del governo, firmata il 20 febbraio scorso dal presidente del Consiglio dimissionario Prodi, per trasformare in prezioso materiale in grado di produrre energia ciò che fino all’altro giorno era giudicato un indistinto ammasso di rifiuti non smaltibile attraverso la termovalorizzazione.
Colpo di coda, colpo di bacchetta magica, colpo di genio? Forse nella spiazzante trovata dell’ex capo del governo ci sono tutt’e tre le cose, tenute assieme da una buona dose di pragmatismo che «riabilita» le ecoballe provando a cancellarle prima dal nostro immaginario e poi dal territorio della Campania. Tuttavia, questa machiavellica mossa non è esente da critiche: se era così semplice promuovere le ecoballe da cdr «taroccato» a prezioso combustibile, perché il governo ha preso questa elementare decisione con tanto colpevole ritardo? E ancora: se per anni si è fatto a gara nel definire le ecoballe null’altro che un cumulo di veleni e oggi invece vengono dichiarate non dannose per l’ambiente, l’opinione pubblica ha tutto il diritto di chiedersi se erano frottole quelle di ieri o se gli si sta mentendo oggi; con quale danno per la credibilità dello Stato è facile intuire. E infine: l’atto di clemenza prodiano con cui si perdonano le «ecoballe» fino a poco fa cattive servirà davvero a sbloccare l’impasse del termovalorizzatore di Acerra, inducendo quei privati al momento latitanti a impegnarsi economicamente nella sua gestione?
Tutti i dubbi e gli interrogativi sollevati dall’ordinanza avranno come conseguenza, temiamo, quella di ingarbugliare la vicenda processuale che vede coinvolta l’Impregilo e esponenti anche di rilievo delle istituzioni locali, ma soprattutto non abbrevieranno (quali che fossero le intenzioni di Prodi) il calvario della popolazione campana: l’unica fino a ora a pagare un prezzo (altissimo in termini di salute, lavoro, futuro) nel grande gioco della monnezza. Che, paradossalmente, con l’avvicinarsi delle elezioni politiche si prolunga e si complica: nel centrosinistra (che porta la responsabilità più grave di quanto è avvenuto negli ultimi quindici anni) il redde rationem, invece di essere affrontato con decorrenza immediata, viene infatti spostato a un fumoso dopo-voto, e si capisce che il «regolamento di conti» sarà solo l’ultimo atto di una defatigante trattativa il cui esito dipenderà dai futuri assetti del potere locale interno al Pd. La sinistra radicale prova a scansarsi, forse troppo tardi, dalle rovine del Götterdämmerung bassoliniano, il centrodestra la butta come al solito in caciara propagandistica. E ora Prodi promette un futuro illuminato dai bagliori di milioni di ecoballe (non più) pestilenziali date alle fiamme. Un finale di apocalittica potenza per una trama mediocre, intessuta solo di negligenze e sotterfugi, viltà e raggiri: chissà se andrà mai in scena.