Cuma, stop al depuratore: liquami in mare

18 giugno 2009 - Fabrizio Geremicca
Fonte: Corriere del Mezzogiorno
I lavoratori bloccano il depuratore di Cuma, esasperati dai continui ritardi nel pagamento dello stipendio, ed è emergenza ambientale.
Gravissima. Ieri il mare di Licola era una fogna a cielo aperto Una enorme macchia marrone, alimen­tata ora dopo ora dai liquami scari­cati direttamente in acqua. In via Ripuaria, a Giugliano, e nella zona antistante la chiesa di San Massi­mo, nel borgo di Licola, comune di Pozzuoli, strade viscide per la mel­ma, sovrastate da un tanfo nausea­bondo. I liquami sgorgavano co­piosi dal sottosuolo, attraverso i tombini. Emir Kusturica non avrebbe saputo immaginare una scena più paradossale, ma a Poz­zuoli e a Giugliano nessuno ha vo­glia di ridere.
Men che meno i sindaci. Quello di Giugliano, Giovanni Pianese, non crede letteralmente ai suoi oc­chi: «Allucinante. Non è concepibi­le che una protesta, per quanto le­gittima, arrechi simili danni all’am­biente e alla popolazione». Il suo collega puteolano, Pasquale Gia­cobbe, minaccia denunce ed espo­sti, ma intanto assiste impotente al disastro: «Esigo che siano accer­tate le responsabilità, ad ogni livel­lo ». Appena avuta notizia dell’ agi­tazione dei dipendenti dell’ Ugl, il Comune aveva chiesto all’ assesso­rato all’ Ambiente della Regione un intervento immediato per scon­giurare danni igienico-sanitari. Ie­ri il Comune haa sollecitato anche un intervento di Prefettura ed Asl. «Adesso bisognerà far fronte alla grave situazione-igienico sanitaria che si è determinata con la fuoriu­scita in strada dei liquami e con lo sversamento in mare di materiale non depurato, con conseguenti danni per la stagione turistica ap­pena iniziata — incalza il sindaco Giacobbe — convocheremo subito ad un tavolo di discussione sia la Hidrogest che la Regione per chie­dere l’immediata bonifica dell’ in­tera area danneggiata».
Si mobilitano anche i residenti di Licola e Varcaturo che stanno su­bendo i maggiori disagi. Puntano a costituire un Comitato ed a chie­dere alla Regione Campania i dan­ni per l’inquinamento ambientale arrecato. «Vengano accertate le col­pe dell’accaduto» denunciano.
Le colpe, appunto. Ce ne sono tante nella intricatissima vicenda dei depuratori campani che Hydro­gest (90% Termomeccanica e 10% Giustino Costruzioni) gestisce da novembre 2006, dopo aver vinto la gara nel 2003. Quelle degli operai, i quali martedì sera hanno perso la testa ed hanno bloccato l’impian­to, sono le ultime, in ordine crono­logico. Non le più gravi, certamen­te.
«Non ci hanno ancora pagato lo stipendio di maggio», lamenta Leo­poldo Fabozzi, turnista (1700 euro di salario ) nel depuratore di Foce Regi Lagni. «Per gente che campa con il salario e 17 giorni di ritardo significa problemi con l’affitto e per la spesa», incalza Antonio Nor­gese, una moglie e due figli, che la­vora al depuratore di Napoli Nord, in quel di Orta di Atella. Va avanti così da due anni. Fino ad ora i 400 metalmeccanici degli impianti ave­vano mantenuto dritta la barra del timone: rivendicazioni tramite le rappresentanze sindacali, ingiun­zioni legali.
La sera di martedì, però, a Cuma è accaduto qualcosa di diverso. Una parte dei 140 operai ha scelto la linea dura. «Un errore — ammet­te Gennaro Esposito, della Uilm— Ci ritroveremo con una valanga di denunce e finiremo con l’alienarci la simpatia della gente». Quella che ieri osservava il mare di liqua­mi, dalla spiaggia di Licola.
Eppure, sarebbe ingiusto, per raccontare la vicenda della depura­zione che non c’è, in Campania, partire dall’ultimo anello, dall’in­ciampo degli operai. Meglio guar­dare gli impianti, quelli che Hydro­gest avrebbe dovuto rendere più efficienti e funzionali, dopo la gara di appalto.
A Cuma i digestori per stagiona­re i fanghi sono fermi da un anno e mezzo. Erano talmente messi ma­le che rischiavano di esplodere. Nella centrifuga finisce il fango fre­sco e l’impianto lavora malissimo.
Nell’impianto di Napoli Nord at­tendono da anni la sostituzione di due centifughe, entrambe lavora­no a singhiozzo. Tutti i depuratori, poi, affogano nei fanghi. Li dovreb­be portare in una discarica in Pu­glia la ditta Trincone di Pozzuoli. Dagli impianti escono non più di un paio di camion al giorno, però. Servirebbe il triplo dei viaggi.
Insomma, un disastro. Lo rico­nosce anche Gaetano De Bari, am­ministratore di Hydrogest. «La col­pa, però — dice —non è nostra. Abbiamo incassato solo una mini­ma parte dei canoni di depurazio­ne che, come previsto dal contrat­to, avrebbero dovuto garantirci la copertura dei costi e i profitti. I Co­muni le hanno pagato le quote al Commissariato alle Acque, ma a noi sono arrivate solo in parte. Per giunta, sulla base delle tariffe con­cordate nel 2003, inferiori a quelle del 2006, quando abbiamo preso gli impianti».
Hydrogest rivendica 65 milioni di euro di credito. Si spiegano co­sì, sostiene De Bari, i continui ritar­di nei pagamenti degli stipendi, la manutenzione carente e i lavori di adeguamento dei depuratori che non sono mai iniziati. L’assessore regionale all’Ambiente, Ganapini, sta cercando una soluzione. È una buona notizia. L’altra, recentissi­ma: sono state montate le centrali­ne sugli impianti per verificare la qualità dell’acqua in ingresso e in uscita. Le ha prodotte una società del nord, la Orion, su appalto del­l’Arpac. Gara vinta nel 2006, con­tratto stipulato solo a maggio, lavo­ri ultimati in tempo record. Si è corso il rischio di perdere il finan­ziamento europeo. In serata la Re­gione con una nota del settore Ci­clo integrato delle acque ha reso noto che sono iniziate le operazio­ni di pulizia dell’area intorno al de­puratore.
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