Monitoraggio in diretta a bordo del battello Helios Ok ai bagni in via Caracciolo ancora divieti a Bagnoli

La Campania dei veleni inquinati 81 km di costa

Dossier dell’Arpac: dalle fogne arrivano in mare anche carcasse di auto
12 giugno 2009
Fonte: Il Mattino

L’acqua possiede una colorazione tra il verde e il marrone. Persino la schiuma liberata dalle eliche della «Helios» non riesce mai a diventare bianca. Al largo dell’area orientale di Napoli, il suggestivo panorama del Vesuvio e della costa fa a cazzotti con l’aspetto cromatico del mare. Siamo in una delle zone critiche dei 512 chilometri costieri campani monitorati dai tecnici dell’Arpac. Dall’alveo Pollena, che vomita scarichi di fogne dei comuni vesuviani, sono fuoriuscite anche lamiere d’auto. Più indietro, l’alveo San Nicandro concentra altri spurghi fognari mai trattati. E poi, i residui di fabbriche dismesse, come la ex Corradini. Eppure, c’è chi si tuffa dagli scogli. «Siamo in una delle zone inquinate e non balneabili della Campania - spiega il direttore dell’Arpac, Luciano Capobianco - Qui non esiste depurazione a monte. Anche se poi tutti i depuratori campani sono oggi fuorilegge, per gli attuali parametri di legge. Solo quelli realizzati per il disinquinamento del fiume Sarno sono a norma, ma lontani dall’entrare in funzione». Cala una specie di grande conchiglia metallica chiusa, la «benna», dalla gru con un cavo che potrebbe raggiungere anche mille metri di profondità. Solleva sabbia color cenere. Da un anno, il battello oceanografico «Helios» raccoglie campioni di acqua e fondali. Ne sono risultati 398, 933 chilometri di costa balneabili e 81,213 inquinati. Le zone di eccellenza sono in provincia di Salerno, con il Cilento in testa, ma anche aree della provincia napoletana come Massalubrense con il parco marino. Il famoso «lido Mappatella» alla rotonda Diaz a Napoli è a sorpresa balneabile. Insieme con le zone di Posillipo e Mergellina. Offside, invece, Bagnoli e tutta l’area orientale. E poi la costa casertana, soprattutto sul litorale domizio. Nella provincia di Caserta, 29,61 chilometri di costa su 45 non sono balneabili. In provincia di Napoli il divieto riguarda 36,79 chilometri, con allarmi nell’area torre-stabiese. A Salerno, i chilometri non idonei sono appena 14,80. Spiega il direttore Capobianco: «Le isole di Ischia, Capri e Procida sono balneabili, secondo i parametri attuali. Nelle ultime ore, abbiamo siglato un accordo con l’associazione albergatori ischitani per monitorare le coste dell’isola in vista della stagione estiva. Servirà a fare chiarezza». Un anno di monitoraggio dell’Arpac, l’ente regionale che ha il compito istituzionale di attestare lo stato dell’ambiente in Campania. La situazione non è molto felice. Spiega Mariella Vito, direttrice tecnica dell’Arpac: «In quattro anni, sono raddoppiati i siti contaminati da bonificare. Il raddoppio è dovuto anche a strumenti più sofisticati di rilevamento, o modifiche dei parametri per nuove leggi». I siti contaminati erano 2599 nel 2005. Oggi sono 5281, con 766 aree in cui domina l’abbandono irregolare di rifiuti. In 1833 casi, si tratta di discariche, aziende dismesse, cave abbandonate, o zone a contatto casuale con sostanze contaminanti. Il primato, tutto negativo, in questo caso spetta alla provincia napoletana con oltre la metà di aree contaminate: 2532. In provincia di Caserta, il maggior numero di aree in cui sono stati sversati rifiuti in maniera selvaggia: 851. Tra i siti contaminati, ce ne sono anche di interesse nazionale, come a est di Napoli, sul litorale domizio flegreo e nell’agro aversano. ma anche a Bagnoli Coroglio, nel litorale vesuviano, a Pianura, nel bacino del fiume Sarno. Situazione allarmante? Non sempre. A volte, ci sono anche notizie confortanti, come sull’emissione di gas serra risultata nel rispetto dei parametri previsti dall’accordo di Kyoto. Il rovescio della medaglia è inquietante: la quantità minore di gas serra è dovuta all’aumento di aziende campane che hanno chiuso. Non sta molto bene in salute, dunque, l’ambiente in Campania. Il librone di 440 pagine dell’Arpac lo conferma. Dati incoraggianti sulla presenza di diossina: su 340 campioni di suolo e 40 di acqua, solo in due casi sono stati sforati i limiti previsti. Un’analisi ripetuta anche vicino aziende d’allevamento di bufale: solo due casi di diossina tra i 180 campioni di suolo prelevati vicino 89 aziende zootecniche campane. Radiografia spesso impietosa. Come per lo smog cittadino: quattro su nove centraline a Napoli sono oltre il limite (centro storico, Vomero, piazza Garibaldi, Nuovo Pellegrini). Nessun sforamento a Salerno e Caserta, due ad Avellino e due a Benevento. Ma c’è anche l’inquinamento acustico. Il rumore. Su Napoli città, un dettagliato rapporto quartiere per quartiere: Poggioreale e Ponticelli sono le zone più chiassose con oltre 75 decibel, A Soccavo la minore rumorosità di notte. Meno di 60 decibel. Chissà perché.

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