Acerra, il fronte del no denuncia "La Procura sequestri l´impianto"
Contro l´inceneritore di Acerra riappare il fronte del no. Si è ricompattato. Un esposto di 50 gruppi di ambientalisti chiede il "sequestro preventivo" dell´impianto, solo ieri riacceso. «È stato fermo per un problema ad una delle due pompe di alimentazione della caldaia», è la conferma dei tecnici. «Normale precauzione per non superare i limiti di sicurezza», precisano ad Acerra.
Due gli attacchi del Co.Re.Ri (Comitato regionale rifiuti). In prima fila "Donne del 29 agosto", tra i 50 anche il Wwf. Il secondo è proprio la denuncia al procuratore Giandomenico Lepore, competente per tutti i reati riconducibili alla struttura di Guido Bertolaso. L´ha presentata l´avvocato Luigi Adinolfi, lo stesso che provocò la chiusura della discarica "Lo Uttaro" a Caserta. Ma qualche giorno fa Adinolfi aveva anche inviato un "Ricorso straordinario al Capo dello Stato", a nome di ambientalisti e operatori economici del settore agricoltura. La Procura farà confluire l´esposto nel fascicolo aperto dopo la denuncia di Tommaso Sodano il 3 giugno. Anche l´ex senatore, oggi consigliere provinciale di Rifondazione, si batte per la chiusura dell´impianto. In rilievo anche il «mancato collaudo».
L´accusa più grave: Acerra brucia rifiuti del tipo "tal quale", in contrasto con le prescrizioni della Via (Valutazione impatto ambientale) del 2005 che sanciva solo "Combustibile da rifiuti secondo norma", quindi neanche le ecoballe imperfette prodotte dai Cdr, inadeguati e inefficienti, ma promossi da collaudi di docenti, recentemente arrestati. Le contestazioni riguardano promesse non rispettate, secondo i denuncianti. «Bruceranno solo rifiuti urbani non pericolosi. E sono previsti due punti informativi ad Acerra e San Felice a Cancello collegati 24 ore su 24 con l´impianto per dare in diretta le immagini, oltre ai risultati dei monitoraggi sui livelli di emissioni», annunciò Bertolaso il
26 marzo. «Non riusciamo neanche avvicinarci per capire lì dentro che succede». protesta Vittorio Moccia, il referente del Comitato regionale rifiuti. «È in gioco il diritto alla salute, ora basta».