Rifiuti pericolosi e infettivi nell’area del parco marino Nelle condotte anche liquidi di un centro per la dialisi

La Procura: avvelenano il mare, arrestateli

Ischia, liquami sversati nelle fogne: in manette 5 dell’Aragona servizi. Coinvolti sessanta titolari di hotel
5 giugno 2009 - s.c.
Fonte: Il Mattino

Ischia Ischia. Sporcaccioni. E imbroglioni. L’immagine simbolo è l’enorme macchia biancastra che stamattina ondeggia schiumosa qui davanti alla spiaggia dei Maronti. Sporcaccioni. E imbroglioni. Il mare di Ischia violato dai liquami sversati con mano fuorilegge. I carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico) di Napoli guidati dal capitano Achille Sirignano hanno eseguito ieri mattina - su disposizione del pool dei gip del tribunale di Napoli che si dedica ai reati ambientali - cinque ordinanze di custodia cautelare per associazione per delinquere finalizzata al traffico di rifiuti, falso ideologico in atto pubblico e attività di gestione dei rifiuti non autorizzata. Intercettazioni, esame accurato di centinaia di fatture: un anno di lavoro. Nelle ottanta pagine stilate dai magistrati si leggerebbero anche i nomi di molti famosi alberghi ischitani. Si chiama «Dirty island» l’inchiesta cui hanno lavorato i pm napoletani Antonio D’Alessio e Paolo Sirleo coordinati dal procuratore aggiunto Aldo De Chiara. Gli inquirenti hanno stabilito che la criminosa attività andava avanti da tempo indisturbata, distruggendo in misura incalcolabile fauna e flora marina circostante e forte - anche - di una fitta rete di silenzi, «distrazioni» e connivenze da parte di molti soggetti locali. Tra loro, una sessantina di albergatori dell’isola (alcuni notissimi) che oggi risultano coinvolti nella losca vicenda per non aver compilato per bene i formulari obbligatori per legge e per non essersi opposti a vari livelli all’illecito smaltimento. Cinque le persone destinate agli arresti domiciliari: si tratta di Lucia Pesce, socio amministratore della società «Aragona servizi Ecologia», che gestisce in subappalto per conto della società Evi (Energia Verde Idrica) la rete fognaria di Ischia e di Procida,Vincenzo Pesce, operaio della ditta, Giuseppe Pesce, socio accomandatario della collegata società «Uniterra», Carolina Migliozzi, responsabile tecnico della «Aragona servizi» e Giuseppe Di Lauro, chimico esterno. Per altre tre persone è scattato l’obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria. La società di smaltimento è stata posta sotto sequestro. Insieme a un laboratorio di analisi e a quattro autocarri. L’isola vive ore inquiete. E teme più clamorosi sviluppi. L’accusa rivolta agli imprenditori è di aver sversato direttamente nella rete fognaria e in mare le acque bianche e nere nonché i fanghi diluiti con acqua. I carabinieri hanno accertato che solo in piccolissime quantità la «Aragona servizi» trasportava i liquami pericolosi fino al depuratore in provincia di Avellino cui erano per legge destinati. Il resto (cioè la massima parte) veniva gettato nottetempo nella rete fognaria attraverso i tombini. E finiva in mare. «L’imbroglio - spiegano i carabinieri - consisteva nello spostare di continuo i rifiuti dalle vasche più in alto a quelle più a valle. Poi, con movimenti idrici ripetuti, si faceva in modo che tutti i liquami, anche quelli più restii ad attraversare le griglie, rifluissero verso il mare». Tale «gioco» innaturale ostruiva spesso le griglie. E tanto meglio per la ditta, che veniva chiamata a sturare gli intoppi e finiva per incamerare ulteriori introiti. In altri casi i fanghi di sedimentazione venivano smaltiti sul terreno, in un’area di proprietà della società «Aragona». I costi venivano così abbattuti del 50 per cento. Perfino i rifiuti liquidi provenienti dal centro dialisi della Asl Na2 venivano trasportati e smaltiti utilizzando un codice falso. Finivano in in un’unica cisterna mescolati ad altri rifiuti, a bordo di normali traghetti diretti a Napoli e accompagnati da certificati falsificati da un laboratorio chimico connivente.

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