L’irregolarità: un tritatore al posto del rompisacchi

La struttura apre i battenti nel 2003 tra polemiche, accuse e cattivi odori
4 giugno 2009 - Petronilla Carillo
Fonte: Il Mattino Salerno

La lunga storia del Cdr di Battipaglia inizia ancor prima del maggio del 2003 quando l’impianto apre i battenti tra denunce, ricorsi al Tar e polemiche. Polemiche che non si placano neanche quando la struttura sembrerebbe essere andata a regime: in prima linea gli ambientalisti (i Vas e Legambiente) ma anche i sindaci di Eboli e Battipaglia che puntano l’indice contro la mancanza di sicurezza dell’impianto. Sotto accusa i cattivi odori e l’impossibilità di «controllare» il lavoro sui rifiuti. Sottoposto nel 2004 a lavori di manutenzione, il Cdr avrebbe funzionato per anni grazie a falsi nulla osta. Come suppone, del resto, la procura di Napoli nell’ordinanza di 57 pagine che illustra difetti e irregolarità nella gestione dell’impiantistica dei sette Cdr campani. Sarebbero state proprio quelle varianti al progetto, tra le quali l’installazione di trituratori al posto di rompisacchi, mai ufficialmente autorizzati dal commissariato di Governo mettere sotto accusa per la struttura di Battipaglia i tecnici collaudatori Vito Cardone, Rita Mastrullo, Francesco Scaringia e Mario Gily. E proprio dopo quei lavori, nel 2004, l’impianto diventa off limit per tutti: area «protetta», ancora prima di essere sottoposta alla militarizzazione avvenuta soltanto lo scorso anno. Quindi, dopo la presa di possesso da parte dell’esercitio, arriva anche lo stanziamento di nove milioni di euro per la bonifica. Ma non basta. La lunga storia di disagi e accuse senza risposte inizia dunque nel luglio 2003. Legambiente lancia i primi strali: la commissione di vigilanza sulle attività del Cdr non è stata mai convocata. Quindi non si conosce il livello di funzionamento dell'impianto, nè i rifiuti che vengono trattati. Dallo stoccaggio delle ecoballe allo sversamento della frazione organica, inclusi gli scarti del sovvallo (secondo gli ambientalisti) non c'è chiarezza su nulla. Il primo e ultimo accesso pubblico avviene poco dopo, sempre nel 2003, ad opera di una commissione di controllo costituita dall’amministrazione di Battipaglia. In quella circostanza (fonte Vas questa volta) furono rilevate una serie di irregolarità all’interno dei locali contenenti la frazione organica che non veniva correttamente stabilizzata. Oltre il 60% dei rifiuti che entravano all’impianto, fu allora scoperto, erano diretti in discarica (30% FOS e 30% sovvalli), un 5% era costituito da rifiuti metallici e circa il restante 35% veniva compattato in ecoballe e mandate a stoccaggio. A nulla è servito neanche il protocollo d’intesa siglato dall’allora amministrazione di Battipaglia, guidata dal sindaco Alfredo Liguori, con il Commissariato per l'Emergenza Rifiuti per mitigare i disagi legati alla presenza sul territorio dell'impianto. Accordi quasi del tutto disattesi. L’8 maggio 2003: in accordo con l'Arpac e con il gruppo tecnico di controllo sul Cdr, vengono autorizzati allo scarico non più di 50 camion al giorno. All'esterno del Cdr vengono anche installate delle centraline per controllare il livello di inquinamento. Me nel mese di luglio dello scorso anno, dopo le prime lamentele dei cittadini per il cattivo odore a Battipaglia, il nucleo ecologico ambientale dei vigili urbani scopre che alcune porte del Cdr erano aperte, invece di essere ermeticamente chiuse. Secondo il progetto iniziale, una volta andato a regime, il Cdr avrebbe dovuto smaltire circa 1400 tonnellate di rifiuti e occupare circa 40 lavoratori. Attualmente, invece, l’impianto è declassato a tritovagliatore (come anche gli altri sei Cdr gemelli della Campania).

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