Si dimettono i consiglieri, sciolto il Comune di Terzigno
Terzigno. È diventato famoso per la sua ospitata a Porta a Porta, cliccata migliaia di volte su Youtube, durante la quale gridava tutta la sua rabbia contro la discarica. Poi, per la ragion di stato e per l’affetto che lo lega a Berlusconi (al quale ha ceduto gratuitamente il simbolo del Pdl) fece marcia indietro e disse sì ai rifiuti nel Parco Vesuvio. Da ieri, Domenico Auricchio, per tutti don Mimì, non è più il sindaco di Terzigno: undici consiglieri su venti hanno firmato le dimissioni dinanzi al notaio Maria Grazia Iannitti e poi le hanno protocollate. Scioglimento immediato del consiglio comunale, dunque, e porte aperte al commissario, che sarà nominato dal Prefetto. Oltre a quelle dell’opposizione, decisive sono state le dimissioni del presidente del consiglio comunale Pietro Apuzzo e di Giuseppe Del Giudice e Salvatore Annunziata. Ma la fine dell’esecutivo Auricchio era nell’aria: da giorni si susseguivano le riunioni ed i tentativi di sfiducia, al punto che dopo la formalizzazione delle dimissioni al protocollo del Comune, il segretario del Pd Vincenzo Sangiovanni è scoppiato in lacrime, per lo stress e la soddisfazione. Soddisfazione che accomuna tutti i membri della minoranza. Dice Salvatore Annunziata: «Auricchio ha fatto come Icaro, voleva toccare il sole con ali di cera ma è finito col precipitare». Il riferimento è agli ultimi atti politici: l’ormai ex sindaco avrebbe imposto al Pdl locale la candidatura alle provinciali di Stefano Pagano (ex Sdi) provocando disappunto e proteste. Ma Domenico Auricchio annuncia già che non ha alcuna intenzione di arrendersi: «Non mollerò mai, sono dispiaciuto per i terzignesi, non per me, perché l’amministrazione aveva in cantiere tante opere che ora potrebbero rallentare. Il commissariamento danneggerà sicuramente la nostra città. Ma io non mi arrendo e sono pronto a tornare a lottare, chi mi ha sfiduciato non andrà lontano politicamente». Dello stesso tono le dichiarazioni dell’ex vicesindaco Francesco Ranieri, accanto a lui nel giorno dell’amarezza: «Dalla riqualificazione delle scuole dell’obbligo al liceo, fino ad una lunga serie di lavori pubblici: l’esecutivo aveva fatto tanto e voleva continuare a farlo. Ora quelli della minoranza come spiegheranno tutto questo? Certo, la sfiducia è un atto democratico, ma a mio avviso tempi e modi sono stati sbagliati. Noi, comunque restiamo delle persone perbene».