Rifiuti liquidi a mare, 5 arresti a Ischia

5 giugno 2009 - Patrizia Capua
Fonte: Repubblica Napoli
Prelevavano le acque nere e i fanghi reflui, li miscelavano con acqua e li sversavano attraverso le condotte, direttamente nel mare di Ischia. Prendeva la stessa strada anche buona parte delle acque residue del centro di dialisi dell´Asl Napoli 2, classificate rifiuti speciali a rischio infettivo. 
Un grave colpo all´ecosistema dell´isola verde, con danni incalcolabili all´economia turistica di una delle perle del golfo di Napoli. Al centro dell´indagine ribattezzata "Dirty Island", isola sporca, condotta dai carabinieri del Noe e quelli della compagnia di Ischia, coordinati dalla Procura della Repubblica di Napoli, con i pm Antonio D´Alessio e Paolo Sirleo, c´è la società "Aragona servizi ecologia", che gestiva per conto del servizio pubblico Evi spa (Energia verde idrica) lo smaltimento e l´eliminazione degli scarichi delle acque reflue dell´intero sistema di raccolta fognario nei sei comuni dell´isola verde e di Procida.
Cinque persone sono finite agli arresti domiciliari, per altre tre obbligo di firma: fin qui il bilancio dell´operazione. Gli arrestati sono Lucia Pesce, titolare della ditta, i suoi fratelli Giuseppe e Vincenzo, Carolina Migliozzi, moglie di quest´ultimo, Giuseppe Di Lauro, il chimico della società. Gli altri tre indagati sono Gennaro Ciro Buono, trasportatore e due autisti, Filippo Valerio e Mario Albano. Sono accusati di associazione a delinquere finalizzata all´attività organizzata di traffico illecito di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, frode in pubbliche forniture e false fatturazioni. Una truffa stimata in oltre due milioni di euro. Sotto esame la posizione di una settantina di persone: tra loro circa 60 albergatori, alcuni dei quali potrebbero aver eluso gli obblighi relativi alla compilazione dei moduli previsti dalla legge per i prelievi effettuati dalla "Aragona".
L´indagine, che ha avuto i complimenti del ministro dell´Ambiente Stefania Prestigiacomo, è durata un anno e riguarda il 2007 e il 2008. Per gli inquirenti, però, lo scempio ecologico potrebbe risalire ad almeno quattro anni precedenti. Gli investigatori ipotizzano che sia stato sversato in mare oltre un milione di metri cubi di fanghi delle fosse settiche, di acque di dialisi e altro ancora. Lo scopo: evitare gli oneri dovuti per legge circa il recupero e lo smaltimento dei rifiuti, e trarre ingiusti profitti dall´attività imprenditoriale. Gran parte degli alberghi sono infatti dotati di vasche a tenuta stagna non esistendo un vero e proprio sistema fognario provvisto di depuratori.
I rifiuti sospinti dalla corrente finivano sulla spiaggia. In particolare quella dei Maronti, uno degli angoli più incantevoli dell´isola. «I danni che abbiamo subito ai Maronti sono incalcolabili», ha detto il sindaco Paolino Buono, annunciando che il Comune di Barano d´Ischia si costituirà parte civile al processo.

 

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